DREAMARCHER: The Bond
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07/09/2020La scuola norvegese, sia per melodie, sia per capacità di innovare ha sempre dato spunti interessanti nel corso degli anni, anche quando ci si voleva “spingere” ad ascolti pop/rock. Questo poteva essere il caso dei Dreamarcher, il cui passato discografico ha fatto ben sperare, e lo ha confermato solo in concreto nella prima traccia di un disco poi via via scontato. Rock avanguardistico, spunti di black atmosferico, con lapilli di progressive e scorribande in armonie emotivamente coinvolgenti. Dopo "Coal", però, la strada diventa più debolmente pop, quasi si parlasse di un progetto più attento all’immagine e al marketing che ai contenuti. Un gotico sguardo, pronto ad attirare qualche ascoltatore senza pretese con tendenze emo, un’evanescenza fatta di fanciullesche fasi, più che di profonde riflessioni. 'The Bond' è un sottofondo senz’anima, il cui approccio pop non è assolutamente di per sé una colpa, bensì la totale mancanza di idee ed una prevedibilità negli sviluppi. Le puntuali sfuriate emo/core non fanno che confermare una veduta ristretta, uno scialbo ritratto di sé stessi che lascia l’amaro in bocca.
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