LIBERTY N' JUSTICE: SOUNDTRACK OF A SOUL
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20/06/2006Dietro al monicker Liberty N' Justice si cela il nome di Justin Murr, bass-player, songwriter e produttore dalle profonde radici cristiane, il quale formò nel 1991, insieme all'amico e vocalist Patrick Marchand, il progetto in questione, e ciò con l'esplicita volontà di diffondere, grazie alla propria musica, i messaggi di fratellanza e convivenza cristiana. Dopo una manciata di album registrati durante i nineties, che hanno permesso ai LNJ di imbarcarsi in alcuni brevi ma intensi tour, Justin matura nei primi anni del XXI secolo la volontà di dare una boccata d'aria fresca al progetto stesso, invitando in qualità di ospiti una serie di grandissimi nomi della scena rock internazionale. Vede così la luce nel 2004 l'album "Welcome To Revolution", un cd che vede al suo interno la partecipazione di ben noti guests quali Lou Gramm (Foreigner), Michael Sweet (Stryper), Harry Hess (Harem Scarem) e molti altri. Ora, a distanza di due anni da tale discusso lavoro, i LNJ tornano alla carica, sotto il patrocinio della MTM Music, supportati da una formazione assolutamente da urlo, composta da una lunga serie di guest di primissimo piano come potete intravere all'interno della line-up del cd. Nomi imprescindibili come Sebastian Bach (Skid Row), Jamie Rowe (Guardian, Adriangale), Tony Harnell (TNT, Starbreaker), Ted Poley (Danger Danger), Oni Logan (Lynch Mob), Phil Naro (Chain Reaction, Naro, 24K) e Russell Arcara (Prophet, The Way) si sono infatti alternati, dietro al microfono, con il supporto delle trame strumentali di musicisti quali Tommy Denander (Radioactive tra gli altri), Mikkey Dee (Motorhead), Tim Gaynes (Stryper), John "JD" Servio (Black Label Society) e Charlie Calv (Shotgun Symphony). Il risultato è quindi una serie di composizioni graffianti e dall'ottimo livello artistico, ovviamente improntate su messaggi di chiaro stampo cristiano ma, non per questo, esuli dalla carica tipica delle grandi uscite hard-rock. Quello che invece tende a limitare di molto il risultato finale è un altalenante lavoro svolto in fase di produzione, ben trattato e potente per quanto riguarda chitarre e linee di basso, ma assolutamente da rimandare relativamente a batteria e percussioni in genere, le quali passano da livelli accettabili a situazioni da puro "fustinismo da Dixan". Questa caratteristica, putroppo, tende a limare di molto la godibilità di molti dei pezzi inclusi, il cui sound, reso poco incisivo a causa di tali non facilmente sorvolabili particolari, fatica a prendere letteralmente il volo. Un gigante dai piedi di argilla quindi, destinato purtroppo a sgretolarsi di fronte ai vari tentativi di approccio da parte delle orecchie del tipico ascoltatore di turno, il quale però, nell'eventuale caso di un positivo livello di sopportazione in fronte a questo pur evidente particolare, si troverebbe a che fare con un cd dai grandi spunti musicali. Le linee guida vi sono quindi state date, vedete un po' voi in quale schieramento finite solitamente di far parte.
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