DREAM CHILD: Until Death Do We Meet Again
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21/09/2018Craig Goldy, Rudy Sarzo, Simon Wright. A ruota il cantante argentino Diego Valdez, la cui ugola ricorda inesorabilmente quella di Ronnie J. Dio. Poi metti il monicker che rimanda senza tanti fronzoli all'universo tematico del compianto singer italo-americano, e prima di ascoltare il disco ti assale nell'immediato il dubbio: ennesimo (super) gruppo nato per omaggiare Ronnie? Nonostante tutti gli indizi portino a quella conclusione, seppur il riferimento stilistico sia quell'heavy rock americano pregno di epicità tanto caro al leggendario vocalist, 'Until Death Do We Meet Again' gode di vita propria sia in termini di personalità, sia per quanto concerne la qualità. Brani profondi e con strutture solide fanno capolino lungo tutto il disco, arrangiamenti e vigore esecutivo viaggiano di pari passo ad oltranza, mentre la stroardinaria potenza vocale di Valdez cementifica ogni passaggio quando chiamata in causa. E' ben tangibile la magia che attraversa le canzoni, così come la drammaticità di fondo che dona alle composizioni quell'alone di mistero che avvolgeva sia i primi album dei Dio, sia e nello specifico i primi album dei Rainbow. Craig Goldy ha davvero superato sè stesso nella scrittura del disco, ispirato a più non posso da chi lo ha formato sul piano artistico: Blackmore e Ronnie. Tra l'altro, il Dream Child del monicker è proprio lui, nick che gli affibbiò il singer newyorkese durante le registrazioni dell'album 'Dream Evil'. Tutto torna, quindi, ed è inutile girarci a lungo intorno: 'Until Death Do We Meet Again' è un lavoro riuscito, intenso, che guarda al passato non con nostalgia, ma con ammirazione e con quella punta di malinconia che ti permette di guardare i giorni andati via per sempre...sorridendo.
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