DOOMED: Our Ruin Silhouettes
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12/12/2014Ormai è statisticamente comprovato, la maggior parte delle band che incidono per la Solitude Productions (e la sua sussidiaria Badmoodmanmusic) sono ossessionate dal doom/death e dalla sua filiazione, il funeral doom; è vero anche il contrario, cioè la Solitude sceglie prevalentemente formazioni con quelle specifiche sonorità. Il moniker e la copertina (al di là della definizione di brutto) la dicono lunga sul genere creato dalla one man band di Pierre Laube, rocciosi mid tempos ulteriormente rallentati con la presunta consapevolezza di essere perfettamente a conoscenza del riff ribassato e deprimente che ci aspetta un attimo dopo, o dell'arpeggio Katatonico imminente; questo è l'errore più grosso che si potrebbe commettere. Il compositore utilizza delle strane dinamiche evolutive, non il solito strofa - ritornello - strofa, ma si inerpica per vie impervie ed imprevedibili, pervade l'opera con un costante senso di minaccia alternato a melodie deprimenti di chitarre ribassate a connotazione arabeggiante, minando le basi di una evoluzione classica del disco. Mossa arguta quella di collocare in chiusura dell'opera le tracce meglio riuscite "Revolt" e "What Remains", di modo che chi si era fatta un idea diversa è portato a riascoltare il disco per capire realmente se la prima impressione era giusta o meno. Ottima la produzione, l'opera vanta la collaborazione di due growler: Pim Blankenstein (Officium Triste and The 11th Hour), e Andreas Kaufmann (Hatespawn and Charon), ma il livello qualitativo delle tracce non è costante, talvolta ci si impantana in sabbie mobili che le rendono ammorbanti - vedi "A Recurrent Dream".
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