AYREON: THE THEORY OF EVERYTHING
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31/10/2013A differenza degli album precedenti, Lucassen questa volta decide di ritornare teoricamente alla "realtà" scrivendo e componenedo un'opera che gira intorno all'origine della vita e dell'universo - da qui il titolo dell'album. Chiusa la parentesi della storia di Ayreon con l'ultimo '01011001', e chiuso quindi anche il capitolo sci-fi come tema portante dei suoi concept, l'artista olandese prende spunto dal romanzo 'Guida Galattica Per Autostoppisti' di Douglas Adams per strutturare la sua nuova ed ambiziosa creatura. Tutto sommato non cambia affatto la concezione che Arjen ha del songwriting, ed ecco ancora una volta una storia con più personaggi/artisti che interpretano il proprio ruolo con i tempi tipici delle rappresentazioni teatrali - o musical che dir si voglia. Quarantadue brani compongono 'The Theory Of Everything', a dimostrazione del fatto che si tratta di un'opera imponenente sotto molti aspetti; diverse tracce sono alquanto brevi in fatto di durata, altre ancora fanno solo da intermezzo per tenere legate le linee guida del lavoro. La qualità è sempre alta e le interpretazioni sono di valore. Stesso discorso per il contorno, per la registrazione e per tutto il resto del comparto squisitamente tecnico. Grandissimo lavoro, quindi? Si, ma con riserva. Il motivo è da ricercare nella struttura troppo frammentata: non si riesce a godere a pieno del brano che arriva già il turno del prossimo, e la sensazione di incompletezza incombe sovente. Inoltre, nel secondo CD Arjen abbassa di molto le ritmiche, e gioca spesso con synth e tastiere. Di conseguenza l'album risente di una certa stanchezza soprattuto in virtù di una durata di per sè già importante. A ragion veduta non ci è parsa una scelta delle migliori quella di abbondare con questa tipologia di composizioni. Discorso simile anche in merito alle linee vocali: in sostanza autoreferenziali. Ad ogni modo, tirando le somme, stiamo sempre parlando di un disco che rispetta tutte le premesse e le attese. I cinque anni e passa impiegati per la preparazione 'The Theory Of Everything' sono del tutto giustificati, ma probabilmente lo stesso lasso di tempo incide sul risultato finale - tirandoli troppo per le lunghe si rischia di far perdere intensità alle canzoni. Come al solito carrellata di ospiti foltissima e di gran spessore - rimandiamo alla line-up l'elenco completo - tra cui ci ha particolarmente sorpreso il vocione di JB dei Grand Magus dato che il genere in cui si cimenta non è proprio nelle corde della sua band di provenienza.
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