DÅÅTH: THE HINDERERS
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19/03/2007Debut album per una delle nuove firme del roster Roadrunner, i Dååth da Atlanta. Il sestetto statunitense, che vede tra le proprie file anche il l’eccellent drummer Kevin Talley (ex Dying Fetus/Chimaira) propone un interessante mix di thrash e death metal approcciato in maniera estremamente moderna, non lesinando tastiere, effettistica e reminescenze più sinfoniche. Senza dimenticare la lezione impartita dai maestri degli anni ’90 i Dååth mettono in musica il loro concept cabalistico in tredici brani di alta caratura tecnica nei quali melodia ed aggressività vanno di pari passo per merito della cavernosa ugola di Sean Farber e dei lick chitarristici di Werstler e Levi. “Subterfuge”, “Ovum”, “Festival Mass Soulform”, “Above Lucium”, “Dead On The Dance Floor” sono pezzi che non fanno certo rimpiangere il ‘periodo d’oro’ del death metal ma che anzi portano lo stesso genere su un nuovo livello, più fresco ed ispirato e che finalmente si scrolla di dosso la puzza di stantio (lungi da me sostenere che i Dååth siano gli unici a farlo, comunque). “The Hinderers” è forse un po’ troppo prolisso, anche per via del fatto che la complessità tecnica sazia più velocemente di altre cose, e spesso si ha la sensazione che la band non sia riuscita ad esprimere tutto ciò che avrebbe voluto, dando vita ad un platter di buono e alto livello ma al quale manca la scintilla per decollare al 100%. Roadrunner sta puntando molto sul combo di Atlanta; non c’è quindi motivo di dubitare che i Dååth torneranno fra non molto con il successivo capitolo (se andate a leggervi il ‘concept explanation’ nel loro sito scoprirete che sono previsti ben tredici album). L’opera finora è imperfetta, ma siamo appena al debut ed è piuttosto giusto dire ‘ne uscissero più spesso di dischi così…’.
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