DANZIG: CIRCLE OF SNAKES
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14/09/2004Dalle indiscrezioni questo nuovo lavoro di Glenn Danzig sarebbe dovuto essere un ritorno alle origini, quindi al sound dei primi grandiosi quattro dischi, che tanto successo riscossero in passato. E ce n'era bisogno dopo due cd orrendi come "Blackacidevil" e "Satanschild", e un appena sufficiente "777: I Luciferi", era ora che il buon Glenn ritrovasse lo smalto dei tempi andati.
Invece questo "Circle Of Snakes" è l'ennesimo buco nell'acqua di un artista che sembra finito in un vicolo cieco creativamente parlando; tanto per cominciare la tanto decantata collaborazione con Tommy Victor dei Prong offre dei risultati discutibili, dato che il buon Tommy pur eseguendo ad arte le sue parti, ha finito per snaturare riff in pieno stile primo Danzig rivestendoli di una patina moderna che non gli si addice. A questo va aggiunto il totale rivoluzionamento della formazione rispetto al disco precedente e a questo punto mi chiedo quanto giovi a Glenn cambiare in continuazione musicisti, in una girandola di nomi che fin'ora non ha portato risultati e che soprattutto impedisce di raggiungere quella compattezza e intesa che la prima formazione dei Danzig vantava.
Altra nota dolente è la produzione: piatta e confusa, quasi fosse un demo privo di missaggio, un altra scelta discutibile che va ad inficiare canzoni già mediocri in partenza. Al di là della modernizzazione del sound dei Danzig (che in questo disco suonano come un incrocio tra il loro vecchio sound e modernità in stile Prong se non nu metal) e senza essere dei tradizionalisti che non apprezzano l'evolversi di un artista, le canzoni di questo "Circle Of Snakes" suonano piatte ed inconcludenti fin dal primo ascolto. In mezzo a questo disastro si salvano la classicissima "1000 Devils Reign", l'oscura "Skull Forest" e il miglior brano del disco ossia "Black Angel, White Angel"; per il resto abbiamo un'inutile "Skincarver", accompagnata da brani noiosi e inconcludenti come "Hellmask", "When We Where Dead" e "Night Besodom". Da segnalare poi la title track, che addirittura clona il riff di "Twist Of Cain" dal primo Danzig, il che la dice lunga sull'ispirazione del nostro.
Come se non bastasse quello che è sempre stato l'elemento trainante dei Danzig, ossia la voce del tenebroso Glenn, appare priva di quella potenza sui toni alti e di quei colori sui medi, che avevano ingigantito brani come "Snake Of Christ", "Mother" e "Dirty Black Summer"; ho come l'impressione che Danzig sia il primo a non credere più nella sua musica, ma il suo orgoglio gli impedisca d'accettarlo. Ma soprattutto mi continuo a chiedere perchè un artista con così tanto talento anzichè scimmiottare sonorità moderne che non gli appartengono, non abbia cercato di evolversi fondendo la sua musica con quella oscura e sinfonica del progetto "Black Aria"... un mistero.
Se siete fan dei Danzig, avrete già ascoltato questo disco e penso che essendo obbiettivi le vostre conclusioni non saranno diverse dalle mie, se non avete nulla di questo, una volta, grandissimo artista pescate un disco a caso dai primi quattro dei Danzig, ne sarete ripagati ampiamente.
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