CANNIBAL CORPSE: Violence Unimagined
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24/04/2021Quindici. Quindici album sono davvero tanti. Quindici raccolte del peggio degli orrori che la mente umana possa concepire, ben testimoniata dalle fantastiche copertine gore. E anche in questa occasione l’artwork è adorabilmente splatteroso. Arruolato il grandissimo Rutan al posto di O’Brien, al momento sotto la custodia delle autorità statunitensi in seguito alla sua clamorosa prodezza da puro Florida man, i nostri hanno fatto esattamente quello che ci aspettavamo, un grandissimo album degno della loro fama. L’opener “Murderous Rampage” dà subito la carica. Un pezzo in puro stile Corpse, bello squadrato, semplice, da mosh puro. Il buon vecchio Corpsegrinder si fa sentire bene in “Inhumane Harvest”, secondo singolo. Classic pezzo dei Corpse, funziona alla grande e la scrittura di Barrett e Mazurkiewicz si sente tutta. Con “Condemnation Contagion”, titolo che sembra rimarcare l’ormai quotidianità, si rallenta un po’, si va di dissonanze e ritmi medi, e poi si torna a pestare come sempre. Parliamoci chiaro, in questo ‘Violence Unimagined’ non ci sono capolavori, né pezzi che spiccano sugli altri, né particolari novità, non è nientemeno che quello che ci si può aspettare dai Cannibal Corpse, un gran disco di puro death metal, violento, brutale senza essere particolarmente complesso, dal timbro estremamente riconoscibile: “Cerements of the Flayed”, ad esempio, è la quintessenza dei Cannibal Corpse, impossibile non riconoscerli e finché i Corpse resteranno una delle nostre poche certezze a questo mondo, la vita sarà leggermente più sopportabile. Grazie mille.
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