MEGADETH: YOUTHANASIA
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28/02/2006“Youthanasia” è il disco della svolta definitiva, il lavoro con cui i Megadeth fanno ciao-ciao con la manina al buon vecchio (ma non più remunerativo) thrash metal e si buttano a capofitto in una seconda parte di carriera all’insegna di un heavy metal meno tormentato e decisamente più easy listening. Nulla di male in questo, sia chiaro, solo che il nuovo corso intrapreso dalla band di Mustaine non regge minimamente il confronto con il passato. Le canzoni si fanno più lente e tante ruvidità vengono smussate in favore di un approccio più soft, che il più delle volte si concretizza in refrain fiacchi, pronti per essere dimenticati non appena il lettore restituisce il CD (tipo “Train Of Consequences”). C’è del buono però in questo sesto lavoro targato Megadeth, a cominciare dai tanti assoli sparsi lungo tutte le dodici tracce e realizzati con la consueta classe da Friedman e Mustaine. Anche qui però nulla a che vedere con i solos trapananti di “Rust In Peace”: le chitarre in questo lavoro abbelliscono il tutto con linee raffinate e mai violente puntando decisamente più sull’emozione che sull’impatto. Se “Youthanasia” arriva alla sufficienza non lo si deve certo a canzoni imbarazzanti come “Elysian Fields”, ma a pezzi intensi come “Family Tree”, che oltre al già accennato ottimo lavoro delle due asce mostra una band decisamente a proprio agio anche nell’affrontare tematiche delicate. Lo stesso dicasi per la title track, uno degli episodi più sperimentali e riusciti di questo lavoro, che convince col suo lento incalzare e con l’ottima prova interpretativa di Dave Mustaine. Pollice su anche per l’opener “Reckoning Day”, che se non altro può vantare la presenza di un Mustaine ancora in grado di urlare un ritornello come si deve, e per l’arcinota “A Tout Le Monde”, che mi piace considerare come una sorta di “My Last Words” meno esagitata. In chiusura del disco troviamo “Victory”, una sfavillante carrellata che, con un turbinio di citazioni, riprende i precedenti dieci anni di attività della band facendosi portavoce di una incontrovertibile presa di coscienza: questi eravamo noi, i Megadeth, ma ora la musica è cambiata.
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