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BETHLEHEM: DARK METAL

data

25/02/2005
85


Genere: black/doom
Etichetta: Adipocere
Anno: 1994

Dalle lande germaniche di Grevenbroich nel 1991 comparvero quattro lugubri personaggi che avrebbero scritto, in un certo senso, una piccola pagina del grande libro della musica METAL. I Bethlehem sin dalla primissima uscita discografica, 'Thy Pale Dominion' (1993), posero subito bene in vista le loro coordinate sonore, a cavallo tra Doom e Black. E' facile cadere in errore parlando di questo gruppo, specificatamente poi a questo album, il debutto 'Dark Metal' perché a seconda di come si intendano i due generi sopra citati si può ora intendere l'album come Doom o Black. Ma analizziamo con calma questo disco. Sin dalla copertina, tutta nera e con un busto scheletrico (il tutto molto brutto a livello di grafica) pare subito ben chiaro che il colore predominante la musica di questi quattro ragazzi tedeschi sia il nero. Già dall'opener, "The Eleventh Comandment" si può rimanere disorientati in particolare al primo ascolto assoluto. Chi sono questi Bethlehem? Come li si può classificare? Tenendo d'occhio i tempi medi delle canzoni, l'uso della cassa e in generale della batteria da parte di Christopher Steinhoff, e le atmosfere generali che si possono ascoltare, è facile accostare 'Dark Metal' al filone musicale che porta al doom. Se invece puntiamo la nostra analisi sull'uso della voce nella maggior parte dei pezzi e al sound di chitarra, senza dimenticarci delle tematiche, si potrebbe perfino parlare di black metal. Chi ha ragione a questo punto? Entrambi, difatti questo album è l'esempio più chiaro di come si possano fondere i due generi, essendo entrambi molto oscuri e dannatamente disperati per definizione. Uscito nel 1994 per la label francese Adipocere, quest'album ha rappresentato e rappresenta tutt'ora un'icona per gli appassionati di questo sottogenere musicale, purtroppo misconosciuti ai più, soprattutto per la vile sferzata pop/elettronica degli ultimi tempi (statene altamente lontani). La produzione, stranamente, è molto pulita e cristallina (probabilmente l'utilizzo di una sola chitarra, poco distorta peraltro, ha influito positivamente sulla resa sonora finale). Parlando di sonorità, un'altra sensazione che ebbi al primo ascolto dell'album (...) fu l'enorme semplicità e ruvidità del suono della chitarra di Klaus Matton, in osservanza dei dettami del BM probabilmente. C'è da aggiungere a questo punto, che l'album gioca di forza sulle sensazioni e atmosfere oscure (DARK metal non a caso) e depressivamente tristi, SENZA l'ausilio di scialbe tastierine e/o strumetazioni più consone ad un'orchestrina che ad un gruppo metal (vero My Dying Bride???). In definitiva mi sento quasi di obbligare all'acquisto o per lo meno all'ascolto di questo fondamentale album tutti coloro che amano sonorità nere ma odiano la staticità e il generale caos prodotti di solito dal BM (naturalmente si parla di old-style perché quello di adesso è solo una farsa!).

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