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BELLINI, GABRIELE: DE REVOLUTIONIBUS ORBIUM CELESTIUM

data

28/02/2008
55


Genere: Guitar Hero
Etichetta: Lost Sound Records
Anno: 2008

Chi è Gabriele Bellini è la domanda che probabilmente si sono fatti molti di coloro che leggono questa recensione e quindi partiamo subito con una digressione storica su questo musicista italiano. Gabriele è un chitarrista attivo sin dai primi anni novanta e da allora vanta esperienze disparate. Si parte dal suo primo vero e proprio gruppo, gli Hayaena, sino a collaborazioni sparse con il tastierista Antonio Aiazzi (ex Litfiba) e Andrea Agresti. Inoltre si contano svariate a partecipazioni a manifestazioni come Arezzo Wave e Premio Ciampi e presenze all'interno di varie compilation di diversi generi. La carriera più recente è incentrata su un album del 2006 con il nick name di P.A.S.E. e l'entrata come membro attivo nella band Shining Fury. Questo 'De Revolutionibus Orbuim Celestium', album dal titolo quantomeno particolare, è il suo nuovo progetto solista ed è in uscita nel mese di marzo per la Lost Sound Records, nuova etichetta del gruppo Fuel Records dedita a pubblicare album del sottobosco musicale a prezzi contenuti (si parla di cifre fra i 7 e i 10 euro). Il disco si presenta con 60 minuti di musica variegata dove Gabriele, aiutato da svariati amici, vuole mettere in mostra le sue capacità di adattamento a generi diversi e anche divertirsi lasciando libera l'improvvisazione e la fantasia. Composto da 18 tracce più una nascosta e per una durata complessiva di 60 minuti, l'album si preannuncia veloce (nessun brano arriva a 4 minuti) e frastagliato. Dopo i primi ascolti ci si rende conto che Gabriele sa il fatto suo sfruttando appieno la chitarra e che non si è affatto negato la libertà di spaziare fra un brano e l'altro. Purtroppo però questo continuo variare e il fatto che molte canzoni sembrino più un esercizio di stile fine a se stesso, che una singola parte calata in un contesto più ampio che dovrebbe essere l'album completo, fanno perdere il filo all'ascoltatore. Questo mina la longevità del disco stesso facendogli perdere smalto e probailmente apprezzamento nel tempo. Se ci sono brani che spiccano e che fanno vedere che ci sono ottime potenzialità non solo "strumentali", come la bella "Lumi" ad esempio, in altri momenti si accusano dei passaggi a vuoto che lasciano qualche perplessità. In definitiva il disco di Gabriele Bellini ci mostra un chitarrista capace e valido nell'uso del suo strumento, ma nel contempo la mancanza di continuità e un senso di raccolta di brani senza un filo conduttore musicale comune lascia un po' la bocca amara, quella del "vorrei ma non posso". Certamente 'De Revolutionibus Orbuim Celestium' può essere un punto di partenza per un lavoro futuro più complesso e strutturato e, date le capacità di Gabriele, possiamo sperare che il salto di categoria avvenga presto.

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