BEHEMOTH: EVANGELION
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07/08/2009Un nuovo disco dei Behemoth è un evento attesissimo da chiunque scriva di musica estrema, ma è anche uno di quei momenti in cui bisogna fare estrema attenzione a ciò che si scrive, visto che è uno di quei album che determinano l'orientamento di un'annata intera. Col timore riverenziale che può avere solo qualcuno che deve parlare di una band fondamentale che è anche una sua band fondamentale, non posso fare a meno di sottolineare lo spiazzo che questo 'Evangelion' mi ha provocato dopo settimane di ascolti. In confronto al precedente 'The Apostasy' qualcosa è cambiata nel sound dei polacchi: per primo, incredibile ma vero, non c'è più traccia dei break morbidangeliani, divenuti un elemento immancabile nella musica dei Behemoth, mentre i fraseggi orientaleggianti alla Nile li sentiamo ancora. Ma quello che stupisce (e sconcerta) è una sferzata verso il black, che non significa un ritorno ai tempi dei primi due album, piuttosto un recupero delle proprie radici, diciamo una rivisitazione della seconda metà degli anni novanta. Ma non solo questo. In 'Evangelion' si nota un generale appiattimento della proposta, a causa dei riff meno efficaci e intricati del solito, i tempi meno dispari dell'usuale e la produzione estremamente limata e pulitina, che di certo non aiuta la baracca. E anche se con l'opener "Deimonos" e la successiva "Shemhamforash" i dubbi ci sono ma non sono certo amletici, basta ad arrivare all'epica lentezza della marcia "Ov Fire And The Void" per capire che qualcosa non quadra. E non bastano certo i segnali di "ripresa" della traccia successive, in realtà appena passabile, perchè basta poco per ritornare a mid tempos quasi doom spezzati da sporadiche quanto brevissime mazzate come "Defiling Morality Ov Black God" per poi concludere con l'immancabile mid tempos epicheggiante e lentissimo di "Lucifer", apoteosi di inutili prolissità ed elementari fraseggi blackeggianti. Insomma, c'è davvero pochino che funziona in questo nuovo album, che pare piuttosto una raccolta di scarti di 'Demigod' e 'The Apostasy'. L'ultima fatica non sarà stata il massimo come originalità ma almeno era suonata in maniera perfetta, qui invece... E il bello è che tutto ciò va di pari passo con la sempre crescente popolarità dei polacchi, tra l'altro ospiti non occasionali dell'Ozzfest... Non è che poco poco ce li stiamo giocando? Per il momento siamo solo a un album un po' fiacco dopo una sfilza di centri perfetti, staremo a vedere...
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