BEARDFISH: 4626-Comfortzone
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13/02/2015I Beardfish sono sinonimo di qualità. Dalla loro parte hanno sempre avuto il talento ed una smisurata passione per la musica progressive nel senso letterale del termine. Le due parti di 'Sleeping In The Traffic', in particolare la seconda, li aveva definitivamente consacrati nell'olimpo del prog europeo. Poi è seguita una crescita costante, fino ad arrivare al bellissimo 'The Void' del 2012 che ci aveva fatto sognare per davvero. Con '+4626-Comfortzone', invece, la crescita si arresta, anche se stiamo parlando sempre di un signor disco che metà delle prog band in giro per il mondo farebbero fatica a comporre. Il rimescolamento delle carte con l'attuale progressive a metà strada tra il prog canonico ed il prog metal altrettanto abusato riporta indietro la band svedese sul piano delle idee, ma cede poco sul piano qualitativo. Se 'The Void' eccelleva su più piani, il nuovo lavoro riesce a farsi piacere sul piano emotivo/esecutivo grazie alla sua immediatezza, ad un viscerale approccio alla materia, e grazie ad un ottimo livello compositivo medio. Manca a dire il vero la zampata vincente, il colpo di classe che ti permette di risolvere la partita e di mandare i tifosi in visibilio: la pecca principe di '+4626-Comfortzone'. Per il resto abbiamo tra le orecchie un disco di valore che conferma lo spessore artistico di una band che sa giocare e divertirsi con un genere troppo spesso "serioso", e per giunta noioso quando diventa autoreferenziale e derivativo. I Beardfish scrivono la loro storia sulle fondamenta gettate da Yes, Camel e The Flower King per dare un riferimento più "attuale", ma si smarcano dai paragoni importanti con estrema naturalezza anche quando non brillano come in passato come in questo caso, proprio quando mettono mano ad un concept album incentrato sul luogo da cui provengono: sarà che a Gävle accadono cose pocho interessanti?
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