AXEL RUDI PELL: The Crest
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12/05/2010Anche quest'anno il Pell ha timbrato il cartellino, che si sappia. Definire artista il biondo lungocrinito chitarrista ormai è parola grossa, e sarebbe ora di utilizzare termini come artigiano, o ancora meglio operaio del metal. Cambia il titolo dell’album, quello delle canzoni, l’artwork di copertina (sempre ai massimi livelli), ma la sostanza è sempre la stessa: dieci tracce dieci di classic heavy metal con qualche puntata nei territori dell’hard-rock. Anche la band è sempre quella dall’ormai lontano 1998 (che tradotto in Pellese vuol dire sette albums più diversi live, raccolte, album di covers), con la sola eccezione di Terrana subentrato poco dopo al martello degli Stratovarius mr. Jörg Michael. Proprio sul batterista italo-americano si concentra il mio maggiore dispiacere: è davvero un delitto utilizzare un batterista di alto profilo come Terrana a mò di drum machine, perché tale è il livello di appiattimento imposto dal chitarrista alla batteria in questo tredicesimo lavoro inedito in studio. Oltre alla continua autoreferenzialità di un lavoro tutto sommato sempre di buon livello sia in termini di produzione, sia di songwriting, senza dubbio nella media (e qualcosa in più) dei più noti acts del genere, quello che desta ulteriore noia nell’ascoltatore e, talvolta, la mancanza del senso della misura di Pell che si produce in melodie e ritornelli troppo stiracchiati a favore di un minutaggio che andrebbe ridotto drasticamente. Certo dalla sua il crucco axe-man ha pur sempre l’ugola dorata di Johnny Gioeli, mai così ficcante come in questo lavoro, che nobilita anche il più vistoso piattume, e quindi risulterà assai difficile sorprendermi nell’assistere ad una standing ovation da parte di un ascoltatore che non abbia mai udito prima una sola canzone incisa dal chitarrista, e dal combo che porta il suo nome. Per questi fortunati sicuramente questo nuovo 'The Crest' risulterà cibo degli dei, e per i collezionisti il pezzo mancante da avere. Per tutti gli altri il ventunesimo album in ventuno anni dell’inarrestabile carriera di Axel Rudi Pell. Si consiglia un lungo break per cercare di ritrovare un minimo di creatività e, perché no, per varcare nuovi orizzonti.
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