AXEL RUDI PELL: Risen Symbol
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28/06/2024Avevamo lasciato il German Guitar Hero con 'Lost XXII', un album in cui Axel sembrava aver ritrovato un po' più di convinzione dopo alcune performance tutto sommato mediocri o appena accettabili come 'Sign Of The Times, 'Game Of Sins' piuttosto che 'Into The Storm'; oggi con l'arrivo della ventiduesima prova in studio, 'Risen Symbol', è doveroso porci il quesito riguardo a un miglioramento creativo ricominciato appunto con la precedente release in studio. Purtroppo l'ascolto di questa nuova opera sembra riportarci Axel alle prese con quella stasi compositiva determinata da una serie di brani abbastanza piatti nonostante il vocalist Johnny Gioeli come sempre si rivela inappuntabile. La consueta intro lascia subito spazio a un brano dalle connotazioni speed dominato dal drumming di Rondinelli mentre “Guardian Angel” pregno di atmosfere iperottantiane si rivela molto piacevole. Convincente si rivela anche il mid tempo "Darkest Hour" mentre "Hell's On Fire" si produce in una serie di riff triti e ritriti che ci lasciano abbastanza interdetti anche se Johnny fa di tutto per salvare il salvabile. La passione di Axel per le sonorità retrò emergono con l'inserimento di una cover, niente meno che 'Immigrant Song' dei Led Zeppelin ma l'esito lascia un po' il tempo che trova e anche i due brani lenti (dove solitamente Axel mostra una certa predilezione) procedono piuttosto stancamente, in particolare "Ankhaia" con il minutaggio che supera i dieci minuti mentre in “Crying In Pain” è nuovamente Gioeli a metterci una pezza. Nonostante le apprezzate capacità tecniche di Pell e le eccellenti doti vocali di Gioeli non passino certo inosservate 'Risen Symbol' è privo di quegli spunti significativi capaci di far emergere un prodotto ordinario chiaramente legato a schemi precostituiti e inadeguato al pedigree di questi musicisti.
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