ARCTURUS: LA MASQUERADE INFERNALE
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16/11/2005Dall'uscita di "Aspera Hyems Symphonia" trascorrono due anni senza che degli Arcturus si sappia nulla o quasi; mentre l'underground del black veniva sconvolto dall'opera prima dei norvegesi, questi facevano perdere le proprie tracce. Ma nel 1997 Sverd e soci si riaffacciano sul mercato e lo fanno con un cd destinato a diventare il simbolo stesso degli Arcturus. "La Masquerade Infernale" è l'opera di avantgarde norse più discussa, approfondita, esaminata ed idolatrata che mai sia uscita; più che un disco qui si parla di un mondo musicale a se, che richiederebbe lo spazio di un trattato più che quello di una recensione. Il vero e proprio "mattatore" de "La Masquerade Infernale" è Garm: è lui a spingere la band verso la teatralità "grossolana" del disco, così come è sempre il vocalist a creare tutto il concept (basato sul "Faust" di Goethe) attorno al quale Sverd costruirà un tessuto musicale senza pari. "La Masquerade Infernale" è la traduzione musicale del "male di vivere", di un esistenza condotta all'insegna degli eccessi e del peccato alla ricerca di una "libertà romantica" che vede nel maligno una via d'uscita ma deve scontrarsi con le mille contraddizioni ed incertezze dell'uomo. Garm crea attorno a tutto ciò un'elaborazione testuale che partendo da Baudelaire ("Master Of Disguise") e dall'iconografia dei "poeti maledetti", giunge ai tormenti di Edgar Allan Poe ("Alone") e termina con Goethe (Of Nails And Sinners); su tutto ciò Sverd domina con la poesia musicale di "Ad Astra" in cui gli Arcturus diventano giganteschi, con la lenta sinfonia malata di "The Chaos Path" e gli oceani di tristezza di "The Throne Of Tragedy" e "Painting My Horror". Con "La Masquerade Infernale" gli Arcturus abbandonano il black sinfonico e progressivo di "Aspera Hyems Symphonia" per esplorare una sorta di avantgarde gothic dalle tinte progressive; ma in realtà "La Masquerade Infernale" è il disco più black degli Arcturus, la sua essenza è la malignità stessa che questo cd trasuda da ogni poro, ma non si tratta di una malignità esplicita ed esibita, ma sempre di un filo conduttore poetico e raffinato. Per realizzare tutto questo gli Arcturus assumono il carattere di un "collettivo": a Garm, Skold, Sverd, ed Hellhammer, si aggiungono il nuovo chitarrista Knut M. Valle, le ospitate di un quartetto d'archi, di un trombettista ed un flautista, di un Ics Vortex ancora sconosciuto (ed appena fuoriuscito dai Ved Buens Ende) presente in "Master Of Disguise", The Chaos Path" e "Painting My Horror", infine Carl August Tidemann presta la sua chitarra per gli assoli ormai "storici" di "Ad Astra" e Of Nails And Sinners". Il risultato è un disco che ancora oggi è un "unicum" nella discografia dei grandissimi norvegesi, un disco che respinge, annoia, rapisce, incanta chiunque lo affronti: una contraddizione in temini, una sfida all'ascoltatore a furia di continui e ripetuti ascolti alla ricerca di una chiave per decifrare tanta affascinate osticità, un'opera che ad ogni ascolto si rivela nuova. Lasciate stare il voto sottostante potrebbe essere anche uno zero e nulla cambierebbe, semplicemente questo è un capolavoro, ma non farà nulla per convicervi di ciò: beffardo ed irriverente come chi l'ha creato.
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