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ALMANAC: Kingslayer

data

19/12/2017
74


Genere: Symphonic Metal, Power Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro:
Anno: 2017

Possiamo considerare 'Kingslayer' una realizzazone che grosso modo eguaglia sia come risultati che come contenuti l'esordio 'Tsar' uscito poco più di un anno fa come una sorta di continuum del progetto Lingua Mortis Orchestra, forse con qualche barocchismo in meno allo scopo di conferire maggior enfasi alla componente heavy/power del sound, anche se l'amore di Smolski per la musica classica e la storia viene anche in questa occasione messo in luce sia per la presenza dell'orchestra filarmonica di Barcellona che da vita alla componente sinfonica e per il concept album stavolta incentrato sugli omicidi dei re avvenuti nel corso dei secoli. Chiaramente si tratta di un lavoro frutto delle idee del boss bielorusso in cui i musicisti coinvolti si riducono a meri esecutori (da notare il cambio della sezione ritmica e la riconferma dei tre vocalist), ma niente toglie che questa realizzazione abbia tutte le carte in regola per poter ben figurare in un ambiente dove la concorrenza è più che mai agguerrita mostrando notevole solidità strutturale e una veste sonora inappuntabile, moderna il giusto ma con le melodie sempre in risalto così come gli arrangiamenti orchestrali certamente ben dosati ed i guitar solo sempre di ottima fattura senza ricorrere a diavolerie pirotecniche. Le premesse di dare alla luce un capolavoro ci sarebbero tutte data la presenza di molteplici fattori di interesse che fanno sì che canzoni come "Children Of The Sacred Path", la cavalcata "Guilty As Charged" dal riffone micidiale, "Kingdom Of The Blind" dalle splendide partiture sinfoniche divengano gioiellini da tramandare ai posteri, ma è doveroso segnalare quelle due/tre tracce (in primis la ballad insipida "Last Farewell") nella parte finale che non consentono di far assumere ad un opera e di conseguenza al progetto Almanac nè le caratteristiche di imprescindibilità nè l'uso toni particolamente trionfalistici, oltretutto la singer Jeannette Marchewka stavolta non riesce a rendersi efficace come avvenuto con la L.M.O.; per farla breve da una mente geniale quale quella di Victor ci saremmo aspettati qualcosina in più. In ogni caso, gli Almanac riescono a rimediare un figurone se messi a paragone con i Rage orfani di Smolski che sembrano aver imboccato il viale del tramonto presentando lavori assai poco ispirati.

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