ALKYMIST: Sanctuary
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16/11/2020Dalle umide e nebbiose lande danesi spuntano gli Alkymist al secondo disco sulla lunga distanza dopo l'acclamato debutto del 2018. Il loro sludge/doom vi catapulterà in un grottesco mondo fatto di suoni grassi e laceranti, figli degeneri dei Cathedral; rappresentativo in tal senso è "Astral Haze" dall'intro a là Paul Chain ed enfatizzato da atmosfere spettrali di derivazione seventies, cariche di melodia sepolta da riff ponderosi. I brani in questione hanno una lunghezza media mai inferiore ai cinque minuti (escludendo i tre filler senza i quali il lavoro si sarebbe ridotto ad un EP), caratterizzata da una vena progressive calamitante; la band ha la capacità di saper rallentare i ritmi e poco dopo trascinarvi in vortici che vi assorbiranno completamente come in "Oethon", "The Dead" e "Desolated Sky". Disco che saprà catturare l'attenzione degli amanti del genere.
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