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METHEDRAS

Pionieri della scena thrash/death tricolore con oltre vent’anni di carriera alle spalle, i Methedras tornano oggi con un disco che sembra rimescolare le carte stilistiche del progetto, “Human Deception”. Un disco per certi versi innovativo, che offre vari spunti interessanti sui quali discutere con i diretti interessati, ossia i due membri fondatori, Andrea Bochi e Daniele Colombo.

Ciao ragazzi e benvenuti nuovamente sulle pagine di Hardsounds. Parto con il dirvi che personalmente trovo 'Human Deception' come uno dei migliori dischi metal made in Italy del 2023. Curato nei minimi dettagli, heavy, moderno e al tempo stesso aggressivo quanto basta a incuriosire. Quando avete iniziato a pensare a questo disco e quali sono stati i primi passi fatti nel songwriting? Dani: Ciao, grazie per l’invito e le considerazioni sul disco! Abbiamo iniziato a comporre l’album nel 2020, in un periodo non molto felice per il mondo e la musica in particolare, noi venivamo da un fresco cambio di frontman, perciò era il momento giusto per cominciare qualcosa di nuovo, sotto diversi aspetti: abbiamo deciso di approcciare in altro modo il processo di creazione dei pezzi, lavorando e soprattutto interagendo molto di più in sala che in passato. Questo ha fatto sì che le idee iniziali avute a casa prendessero poi forma più completa con il contributo di tutta la band, ed è stato sicuramente molto stimolante mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.

La formazione è cambiata e direi notevolmente visto che parliamo del 50%, con un nuovo frontman e un nuovo batterista. Quanto è stato complesso / snervante doversi mettere alla ricerca di nuovi musicisti dopo un periodo già tremendamente complesso come quello vissuto con la Pandemia? Dani: In realtà è stato più snervante separarsi che trovare i nuovi. Battute a parte, è stato molto facile e naturale coinvolgere Edo e Rex all’interno della band: Rex era il nostro fonico live, e conoscendo la sua bravura alla voce dalla sua band Ira, abbiamo subito pensato che potesse essere la persona giusta, confermando tutto con il gran lavoro fatto. Edo non ha bisogno di presentazioni, e aveva già lavorato con noi per un tour poi rinviato causa pandemia, è bastata una telefonata per essere già in sintonia totale.

Escludendo l’amicizia, cosa pensate abbia attratto entrambi del progetto Methedras? E come sono state le prime sessioni di prova con loro? C’è un aneddoto particolare che volete raccontarci in merito? Andrea: I Methedras sono sempre stati un gruppo concreto, hanno sempre puntato in alto, in un ambito culturale avverso, anche quando i tempi e le problematiche interne ne minavano le aspirazioni, e forse questa resilienza è quello che ha attratto i nuovi membri, ma è una mia idea personale dato che non lo abbiamo mai affrontato come argomento, semplicemente ci siamo trovati e abbiamo iniziato a suonare insieme, e abbiamo visto che tutto scivolava via pulito e in modo disinvolto, senza formalismi, senza incomprensioni, come vecchi amici che si fanno una birra mentre sparano cazzate, e questo alla fine è tutto quello che serve per costruire qualcosa insieme.

La cosa che più mi ha colpito di questo disco è la sua versatilità: passiamo dal classico death/thrash metal vecchia scuola a scenari crossover che mai ci si potrebbe aspettare da una band come i Methedras. Vi siete messi in gioco scommettendo parecchio sulle vostre qualità tecniche e vincendo a mani basse. C’è stato qualcosa nel periodo di registrazione che non vi convinceva pienamente o che vi ha rallentato? Dani: La prima versione di “Injected Thoughts” aveva una parte centrale molto diversa da come è ora, molto più spezzettata e meno diretta, e all’inizio ci piaceva come girava perché staccava molto dal resto del brano, ma ad un certo punto abbiamo capito che serviva altro su un pezzo più thrash come questo, per arrivare poi al risultato finale del disco. Per il resto abbiamo lavorato molto sull’arrangiamento dei pezzi senza però stravolgere completamente le prime versioni, che sono state poi arricchite molto dagli innesti orchestrali di Francesco Ferrini e dai synth analogici di Giacomo Gastaldi.

Penso che la scelta dei singoli sia stata azzeccata: "Envy Society" e "Psychotic" sono due biglietti da visita perfetti per chi non ha mai avuto a che fare con voi. C’è un brano particolare che vi ha fatto innamorare ma che non è stato menzionato? Se sì, parlatecene! Andrea: Abbiamo scelto i singoli proprio con la logica dell’invitare progressivamente l’ascoltatore al nuovo sound, partendo da qualcosa che potesse fornirgli un ponte col passato, sebbene aprisse già ad interpretazioni moderniste, per poi svoltare con un brano molto particolare, a bassi giri, ipnotico e ossessivo, che trasporta chi lo ascolta in una dimensione ben diversa da quella canonica in cui ci si aspetterebbe di collocare una band come la nostra. Un altro brano che mi piace molto e che presto verrà rilasciato sotto forma di lyric video è "Another Fall", dove le orchestrazioni del maestro Ferro sposano amabilmente le voci pulite di Rex, che con questo pezzo dimostra di essere un cantante eccezionale e completo.

Lavorare con Nordstrom ha in qualche modo dato nuova linfa al vostro processo creativo? Dani: Lo studio ha dato alcuni consigli molto importanti sui pezzi in fase di pre-produzione, aiutando a migliorarli grazie all’ascolto delle loro orecchie non coinvolte come le nostre dando un punto di vista alternativo. Quando poi siamo andati a registrare e ci siamo conosciuti di persona è stato tutto naturale e lavorare insieme è stata una fantastica esperienza, le loro idee per alcuni suoni ad esempio hanno fatto rendere ancora meglio certi passaggi nei brani e così, provati al volo su due piedi ci sono piaciuti subito molto e li abbiamo tenuti.

Il disco – a iniziare dall’artwork – ha un gusto futurista che poi ritroviamo anche nel vostro sound. La strada del progresso sonoro verrà portata avanti anche in futuro in casa Methedras? Andrea: Assolutamente sì, il progresso sonoro è il nostro motto fin dall’inizio, a volte dichiarato altre meno, ma è sempre stata una parte fondamentale del nostro DNA, che ci ha sempre spinti ad intraprendere le scelte meno comode e sicure, in favore di un’apertura musicale che man mano è cresciuta molto nel tempo, arrivando a permetterci – se vogliamo – innesti molto radicali nel nostro sound, che ci hanno arricchito distinguendosi, ma senza uniformarci a uno specifico filone.

Dal punto di vista live vi siete già mossi nell’ultimo periodo con alcuni show in Italia e un tour che vi ha visti protagonisti nell’Est Europa. Cosa ci raccontate di quest’ultima esperienza? Siete al lavoro su nuove date? Andrea: Stiamo attualmente lavorando per concretizzare un tour in Europa Occidentale, per metà del prossimo anno, altro sogno nel cassetto sarebbe poter tornare in Sud America, dove c’è una grande attenzione per i gruppi europei e dove siamo andati molto bene in passato, e in Canada, terra di ottime band, molte delle quali di nova generazione, con una audience sempre attenta a proposte moderne e contaminate. Per quanto riguarda il tour in Est Europa, era una vecchia situazione da recuperare pre-pandemia con la nostra booking precedente e abbiamo colto la palla al balzo per presentare in anteprima assoluta i nuovi brani, freschi anche di cambio lineup, prima ancora che l’album stesso uscisse, ad eccezione del singolo apripista "Envy Society". Devo dire che l’impatto dei nuovi brani sul pubblico è stato positivo, sono piaciuti molto e per noi è stato decisamente stimolante suonare nuove canzoni dal vivo, peccato solo per la promozione di alcune date che poteva andare meglio ed essere più incisiva, al prossimo giro correggeremo sicuramente il tiro.

Come per il precedente lavoro siete riusciti a godere della giusta visibilità mediatica, frutto dell’ottimo lavoro di squadra e programmazione fatta su ogni release. Quanto conta nel 2023 essere circondati da un team capace di muovere le pedine in ogni ambito, in questo caso nel mondo metal? Andrea: Conta esattamente il 50% di tutto il risultato, se la band fa bene la sua parte diciamo che arriva solo a metà dell’opera, ma il resto è rappresentato da tutto un universo di figure professionali che devono sapersi muovere bene, spesso districarsi, nel mondo del metal odierno. Per fortuna nel nostro caso siamo coadiuvati da anni dall’ottimo lavoro di Eros Pasi dell’agenzia PR Lodge che cura tutta la nostra parte stampa, radio, promo, lui è il migliore nel campo e anche un’ottima persona che negli anni è diventato un amico importante e imprescindibile per presentare un lavoro come questo.

Tornando all’artwork l’ho trovato semplicemente perfetto se affiancato al vostro lavoro musicale. Chi è l’autore di questa opera e come vi siete avvicinati a lui? Dani: Lui si chiama Cameron Gray (Parable Visions), un artista australiano che trovo fantastico, scoperto da un album trovato in casa, mi ha portato poi a vedere tutte le sue opere sul web e a scoprire di più del suo stile molto futurista e fantascientifico. Piaciuto a tutti noi, ci siamo scambiati due o tre mail, e il primo disegno che ha inviato era già quello giusto, davvero fantastico!

Ultima domanda, forse la più complessa: guardando la vostra discografia, qual è il miglior e peggior disco dei Methedras a vostro avviso?  Andrea: Già, in effetti è una bella domanda. Beh, il disco migliore secondo me è sempre l’ultimo in quanto quello più fresco di idee e che fotografa l’attuale stato di una band, nel nostro caso poi con 'Human Deception' abbiamo fatto un triplo salto in avanti, o se vuoi nel buio, andando a sostituire metà line-up, cambiando lo studio di produzione, e aggiungendo parti completamente nuove per noi, come le orchestrazioni o il cantato pulito. Sul disco peggiore non saprei davvero cosa dire, non ci sono vecchi album che disprezzo, ognuno ha detto la sua al tempo in cui è stato concepito, sicuramente i primi due sono più acerbi e si sente, sia come produzione, ma anche in termini compositivi, però contengono le nostre prime idee che hanno poi dato forma a tutto e sono molto diretti. Ecco, però diciamo che a un nuovo possibile fan direi di ascoltare qualcosa di recente, almeno dal 2014 in poi!

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