FINISTER
Autori di un esordio che non smette ancora di stupire, che cresce ascolto dopo ascolto, la giovane band fiorentina dimostra anche nell'intervista che segue di essere un gruppo già maturo. Non stiamo parlando di giovani matusa, sia chiaro, ma di ragazzi che hanno le idee ben chiare...anche se non proprio del tutto chiare. Tutto chiaro, no?
Ragazzi, intanto complimenti per l’ottimo disco d’esordio. Grazie, Andrea.
Chi sono i Finister? Quattro futuri psicopatici, o forse già tali.
‘Suburbs Of Mind’ è un titolo impegnativo, ma si sposa bene con il genere che proponete. Perché proprio rock psichedelico? Dilatare i tempi e i suoni in una frenesia sociale irrefrenabile. Credo sia un concetto affascinante.
E perché 'Suburbs Of Mind'? Che temi affrontate nei vostri testi? È un album ossessionato dagli ossimori: nelle periferie della mente nasce il chaos armonico, il massimo a cui tendere, l'inottenibile per vivere bene. Nel “Sabato del Villaggio” Leopardi lascia intendere che la felicità sia situata solo nel desiderio, nell'attesa, non nell'ottenimento. Credo sia uno dei pensieri che influenza più i testi di 'Suburbs Of Mind', e nonostante ci sia tanta ansia, ossessione, forse rabbia, il messaggio complessivo dell'album è propositivo. Accettarsi nelle difficoltà irrisolvibili, non nascondersi, ma aggredire il serpente.
E’ indubbio che la vostra ispirazione provenga dagli anni ’70. Non solo psichedelia, ma anche blues e progressive. Credete di essere nati nella decade sbagliata? Forse siamo nati sbagliati nella decade giusta.
Ho rimarcato il fatto in sede di intervista che iniziare un album, l’esordio tra l’altro, con il sax che apre “The Morning Star” è sintomo che il coraggio non vi manca. Di solito, però, il sax in genere, unito alla psichedelica, dona ai brani un fascino esoterico. Ne siete consapevoli, oppure avete solo trovato la funzionalità dei fiati senza pensarci su poi troppo? Il sax è una pennellata che si vede poche volte all'interno dell'album, ma dona una certa particolarità all'intero lavoro. E' vero che contribuisce a rendere l'atmosfera esoterica. Nonostante che 'Suburbs of Mind' non abbia un filo conduttore dal punto di vista del messaggio, tutti i brani del disco sono caratterizzati da un'alta tensione rituale data da atmosfere mistiche ed esotiche come se l'intero album fosse un'unica messa che fluisce periodicamente da momenti di estrema tensione e eccitazione, a momenti di catartico appagamento e rilassatezza.
Il video di 'Bite The Snake' è stato addirittura pubblicato online in anteprima da Repubblica.it (edizione di Firenze), che non sarà un portale specializzato, ma vi ha dato una visibilità di cui solo in pochi possono godere all’esordio, e solo chi ha le spalle molto larghe. Com’è nata questa opportunità? In realtà non l’abbiamo capito nemmeno noi, ma direi che ci è andata più che bene. È una cosa della quale si sono occupati la nostra manager Alice e Guido, nostro produttore. È un canale con una visibilità davvero alta, che va oltre le persone di nostra conoscenza che ci seguono su i social network.
La produzione dell’album è di buon livello. I suoni ottenuti rispecchiano fedelmente le necessità richieste dal genere che proponete, però devo dire che non suonate per fortuna ‘vintage’. Avete fatto tutto da soli, o con l’ausilio di qualcuno? Sarebbe stato un gravissimo errore far uscire un disco che, oltre ad avere dei rimandi nel materiale a certi generi del passato, suonasse anche retrò. Guido Melis è stato il padre del suono di questo album. Abbiamo tratto il meglio dell'analogico cercando di mantenere comunque una qualità del suono molto alta. L'album è pulito nonostante le riprese fossero da amplificatori seventies, e da suoni di tastiera che strizzano l'occhio a quel filone che parte dai Beatles psichedelici.
‘Suburbs Of Mind’ è uscito per Red Cat, etichetta fiorentina. Si ottiene di più e/o meglio quando si ha a che fare con una realtà legata al luogo che ti appartiene? Sicuramente avere una casa discografica che risiede nella propria città è una fortuna non indifferente. Si crea un certo rapporto, grazie anche alla vicinanza, alla tempestività e al contatto vero e proprio, non dietro un pc, che sarebbe difficile altrimenti.
Ci avete dimostrato di saperci fare. I responsi sono tutti ottimi. Avete già in programma cosa fare da grandi? Evoluzione, oppure sempre di questo passo? Evoluzione. Personalmente vedo un sound diverso per il futuro, non per rinnegare ciò che è stato fatto, ma lo staticismo è noioso, abbiamo ancora un'età per poter imparare tanto di nuovo, sperimentare con freschezza.
Cosa non vi piace della musica odierna? E cosa eventualmente potremmo salvare? Tra gli artisti ancora non mainstream amiamo gli Horrors e i Soft Moon. La scena neo-psichedelica che adesso spopola ci piace molto e non ci piace proprio allo stesso tempo: Temples, Tame Impala sono gruppi davvero interessanti, ma è inammissibile che se non canti come John Lennon con un quintale di eco tu non venga considerato “psichedelico”. Cos'è la psichedelia? Fiori, Acidi, Capelli Lunghi, Sesso, Libertà? Se ne dicono tante e credo sia un po' limitante ridurre tutto a fuzz e voci alla Lennon. Anni fa quando dicevamo di fare rock psichedelico eravamo quasi presi in giro, adesso ci dicono che non abbiamo niente a che fare con quella scena. D'altronde non siamo neanche progressive perchè non abbiamo quell'hammond organ che sovrasta, ma nemmeno indie perchè siamo troppo progressive. Ecco, non ci piacciono le etichette, ma è una cosa che purtroppo va oltre la musica odierna.
Il rock è morto? Se la risposta è no, che cos’è o dovrebbe essere secondo voi? Non voglio fare un discorso moralista, il rock credo sia sempre stato etica ed estetica, e non mi sento di criticare l'estetica fine a se stessa, ma credo che oggi nel 2015 sia davvero rock un personaggio come Steven Wilson che sale su un palco con i suoi occhiali da impiegato, o Faris Badwan (The Horrors), brutto ceffo vestito tutto di pelle con occhiaie perenni che dichiara di non fumare, non bere e non drogarsi, per avere il pieno controllo di sé. Osare, andare controcorrente, è sempre stato questo l'ipotetico spirito Rock. Non crediamo di essere rock perchè abbiamo i capelli lunghi e i pantaloni stretti.
Tre dischi senza i quali non sareste qui oggi a rispondere a queste domande. Questa domanda mette a duro repentaglio la nostra unione come gruppo, qualsiasi risposta creerà fratture. A parte gli scherzi, è difficile perchè ascoltiamo da Nick Drake a Ozric Tentalces; però sforzandosi diremmo: 'Dark Side Of The Moon', 'Ok Computer', 'Origin Of Simmetry' (che non sono necessariamente i nostri album preferiti, ma i più influenti).
Tra un paio di dischi i Finister finiranno in copertina su Classic Rock? In bocca al lupo, ragazzi. Non lo so se finiremo su Classic Rock, ma spero che tra un paio di dischi continueranno a capitarci interviste così stimolanti. Ciao e grazie!
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