CARNALITY
'Dystopia' è stata una delle migliori sorprese in ambito death/brutal del 2014. Un disco selvaggio, ma anche tremendamente lucido nella sua complessità, partorito da una band che mai prima d’ora è sembrata così affiatata e pronta all’appello. Li abbiamo incontrati parlando di passato, presente e futuro.
'Dystopia' è frutto di 3 anni di show, sala prove, cambi di line-up. Cosa vi ha spinto a prendervi un lasso di tempo così lungo tra il disco d’esordio e questo nuovo lavoro? Il nostro precedente lavoro omonimo è uscito nel 2011 via UltimHate Records, quindi un lasso di tempo ordinario per la pubblicazione di un nuovo album. Ci è voluto anche un poco di più del previsto per via della lista d’attesa dei Domination Studios del nostro amico Simone Mularoni e la ricerca di un'etichetta valida, ricerca che ci ha portato al contratto con Memorial Records.
Una lontananza dagli scaffali che è però servita a regalare agli amanti del brutal death metal un disco di spessore quale 'Dystopia'. Volete parlarcene? Partendo magari dal songwriting? Il songwriting che caratterizza il disco è frutto della naturale evoluzione delle sonorità proposte nel disco d’esordio. L'obiettivo era mantenere l'approccio dinamitardo tipico dei Carnality, aumentando però l'impatto atmosferico e la fruibilità dei singoli brani. Il risultato di questo lavoro è un album di otto brani ben coesi, e ognuno gode della sua identità dove la forte presenza di riff colmi di tecnicismi e costruzioni più o meno articolate non compromettono la godibilità dell'ascolto. Tutto è stato pensato per rendere al meglio sia su disco che on stage e non abbiamo lasciato nulla al caso. La "difficoltà" più grande è stata appunto riuscire a incastonare la quantità industriale di riff in composizioni dal minutaggio moderato senza renderle stucchevoli o piene di passaggi no-sense, ma rendere il tutto compatto e "liscio".
Nonostante gli anni di silenzio discografico, ed in un periodo dove il prog e il djent sembrano avere l’attenzione generale, siete riusciti a ottenere pareri più che positivi dalla stampa di settore. Come siete riusciti a ottenere ciò? La risposta a questa domanda sta in quanto ho detto poco fa: abbiamo lasciato che il nostro stile si evolvesse e non abbiamo cercato di imitare "questo o quello", ce ne siamo infischiati delle sonorità in voga esprimendo la nostra personale visione e interpretazione del brutal, unendo il tutto con una produzione ultra moderna e bombastica. A quanto pare la ricetta del brutal secondo i Carnality è piaciuta a tanti e siamo orgogliosi di questo, perché siamo i primi ad essere fan del nostro stesso lavoro.
Torniamo al disco: in molti hanno parlato di Nile e questo filone di band, io personalmente vi ho schierati più verso il lato cafone dei Job For A Cowboy e della chirurgica tecnica dei Psycroptic. Vi ritrovate in queste band, o al contrario pensate che le vostre influenze arrivino da ben altre tipologie di band? Siamo grandi fan della cafonaggine dei Job For A Cowboy come lo siamo dei Nile. Non a caso queste sono le prime due band che citiamo assieme ai Behemoth quando ci vengono chieste le nostre principali influenze, nonostante siano realtà molto differenti tra loro. Quello che le band elencate ci hanno insegnato è come donare a una composizione estrema un enorme impatto atmosferico. Quindi sì, ci ritroviamo nei nomi a cui siamo stati associati sia da voi che da altri vostri colleghi.
Chitarristicamente parlando avete messo in piedi un quantitativo industriale di riff. Si è occupata una persona specifica delle parti di chitarra, o è stato un lavoro di squadra. Come sono nate le strutture del disco e quali sono stati i punti più complessi della sua lavorazione? Il mastermind della composizione è Marco, il nostro chitarrista. Ogni singolo riff viene scritto da lui e oltre alle parti di chitarra si occupa anche di stendere le prime linee di basso e batteria, le quali vengono poi lavorate e raffinate rispettivamente da Shane e Manuel. Il lavoro di squadra emerge una volta giunti in sala prove, dove si riscontra la reale efficacia del brano in lavorazione. Per quanto riguarda le difficoltà incontrate durante la lavorazione vi rimando alla risposta numero due di questa intervista.
Sul fattore ritmico l’alternanza è sinonimo di una grande esperienza maturata nel corso degli anni. Come si crea il giusto feeling tra bassista e batterista in contesti così tirati? Come avete lavorato sul fattore ritmico? L'alchimia tra basso è batteria è prettamente naturale nell'attuale line-up dei Carnality, pensate che Shane è entrato come bassista solo due mesi prima di incidere il disco e ciò nasce grazie alla professionalità dei singoli individui. Il lavoro sul fattore ritmico è importante per dare il giusto respiro ed enfasi alle composizioni, e in questo il nostro caro batterista Manuel è un asso. Il suo drumming per certi versi è atipico per una band brutal, insomma, non si tratta del solito blast beat - "tupa tupa" - blast beat - passaggio sui tom e via dicendo… Manuel gioca molto su ogni elemento del suo drumkit, elaborando intelligentemente ogni passaggio di batteria e questo è indubbiamente un altro elemento che ci contraddistingue.
Parliamo infine della voce, che penso abbia svolto un lavoro disumano per poter tener testa alla furia sonora. Come è stato introdursi in ambiti sonori così asfissianti? E come hai lavorato per far sì che la voce entrasse perfettamente nel contesto sonoro? Diciamo che mi sono voluto molto male nella realizzazione di questo disco. Portare sul palco i nuovi brani e renderli al meglio non è affatto facile, soprattutto negli ultimi mesi durante i quali un recente infortunio mi ha limitato non poco. Nonostante ciò per me è pura goduria cantare in questo contesto musicale, sento che è la mia dimensione e per mantenere il comparto vocale alto quanto lo standard qualitativo di ogni altro singolo componente ho fatto tutto quello che potevo per non cadere nel banale con le metriche delle mie vocals. Gli esempi migliori della mia ricerca di "non standardizzazione" sono "God Over Human Ruins" e "A Sysyphus Drama". Personalmente non è stato faticoso, ho una certa propensione a tirar fuori metriche a volte insolite e il riffing di Marco va a braccetto con il mio stile.
Il vostro modo di vedere il futuro è quasi fantascientifico, i testi infatti sono legati a un concept decisamente crudo e di poche speranze per l’umanità. Da dove diavolo vi è venuto in mente un simile concept e quanto è stato intrigante mettersi nei panni di uno scrittore vista la minuziosità di particolari presenti nei vostri testi? Siamo tutti fan della filmografia fantascientifica a carattere distopico, quindi non è difficile immaginare da dove abbiamo tratto ispirazione nell'elaborare un quadro apocalittico a livello lirico e sonoro. Il concept è opera di William Leardini, il nostro ex bassista attualmente in forza ai nostri amici, concittadini e compagni di etichetta Crawling Chaos. William ha una mente davvero brillante per questo genere di scrittura ma ovviamente non posso rispondere in modo esauriente alla domanda, purtroppo. Posso dire però che dovrò lavorare tanto e bene per non essere da meno al talento di William.
Cosa vi soddisfa di 'Dystopia'? Personalmente tutto. La composizione, le vocals, la produzione. Tutto.
Cosa invece col senno di poi cambiereste? Ancora personalmente, sono talmente soddisfatto del risultato che non cambierei nulla. Vedo 'Dystopia' come le fondamenta su cui costruire il prossimo full-length sperando di fare ancora meglio.
Non siete più ragazzini. Siete una band composta da persone mature che hanno una propria vita, impegni, lavoro e via dicendo. Quanto tempo riuscite a dedicare ancora ai Carnality e quanti sacrifici costa portare avanti un simile progetto? Far coincidere la propria vita privata e il proprio lavoro con una band è un grosso sacrificio, sopratutto a livello monetario. Dobbiamo spesso incastrare i nostri impegni e turni di lavoro per poterci vedere e lavorare in sala prove, ma fortunatamente siamo piuttosto professionali quando lavoriamo e provare una volta alla settimana è sufficiente a farci mantenere una forma ottimale. In fase di scrittura naturalmente gli sforzi e i sacrifici si intensificano, ma siamo ottimisti e crediamo che facendo un passo alla volta ci leveremo delle belle soddisfazioni. Attualmente la difficoltà maggiore, dati gli impegni lavorativi di alcuni di noi, è riuscire a pianificare un tour. Ogni cosa a suo tempo.
La speranza di chi ha avuto modo di avere a che fare con 'Dystopia' è che non si debba attendere altri anni per un disco. State già lavorando a nuovi brani? Cosa bolle in pentola? Marco è già all'opera su qualche nuovo brano, mi ha già fatto ascoltate qualche demo e sono già "gasatissimo" all'idea di tornare presto a lavorare su del nuovo materiale. Ancora nulla di ufficiale, ma contiamo di tornare in studio e dare alle stampe un nuovo lavoro per il 2016. Al momento siamo impegnati con la promozione di "Dystopia", siamo sempre in cerca di date e ci piacerebbe imbarcarci in un tour in autunno. Tra le cose che bollono in pentola c'è anche la realizzazione di un nuovo videoclip, forse ci saranno news tra non molto. Per ora mi limito a dirvi che saremo live il 22 maggio a Modena con Demiurgon e Blashkyrt e nel mese di luglio saremo a Pisa con The Black Dahlia Murder e Suicide Silence e a Brescia con i Pig Destroyer.
Tra l’altro avete pubblicato un interessante lyric video, prodotto da Cilloni di Eklipse Design. Quali coordinate gli avete dato per mettere in piedi il tutto?
Abbiamo già lavorato con Davide poco meno di tre anni fa per il videoclip di "Dethroned" dal nostro album precedente e sapevamo di essere in buone mani per il lyric video di "Fall of the Human Ratio". Ci è bastato consegnarli lyrics e concept affinché tirasse fuori un ottimo lavoro.
Chiudiamo con una top 3 e una flop 3 del 2014? Top three (in ordine casuale): "Cobra Verde" degli Hideous Divinity, "Reigicide" degli Hour Of Penance e "Sun Eater" dei Job For A Cowboy. Non posso però fermarmi a tre, devo per forza aggiungere l'ultimo studio album dei maestri Cannibal Corpse. Mi limiterò invece a una flop two, citando le ultime release di Opeth e Carcass.
Il disco che aspettate dal 2015? Attualmente non sono informato su quelle che saranno le release del 2015, ma aspetto con ansia un nuovo lavoro targato The Dillinger Escape Plan.
Marcello
21/04/2015, 06:02
Spaccano!