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VULTURE INDUSTRIES: Stranger Times

data

29/09/2017
80


Genere: Avantgarde Metal
Etichetta: Season Of Mist
Distro:
Anno: 2017

I Vulture Industries appartengono alla folta schiera di band avantgarde (black) metal provenienti dalla Norvegia. Il black può apparire, con il suo conservatorismo stilistico e con la sua predilezione per stilemi spogli, refrattario all'evoluzione, ma bisogna dare atto alla scena norvegese di aver prodotto un possibile sbocco per tutti coloro i quali sentono, o hanno sentito il bisogno di proseguire il cammino su questa strada. In questo caso il percorso è già stato piuttosto lungo: nell'ascoltare quest´'pera non sono praticamente rintracciabili elementi black, ma se ne desume limpronta solo indirettamente: i componenti vengono da esperienze del genere e il sound richiama a piu riprese quello di altre band norvegesi, band che però hanno ritenuto una traccia piu evidente delle origini. Gli Arcturus, o i meno noti Morgul aleggiano di frequente sull´ascoltatore, sia per via della voce che ricorda in piu di una circostanza quella di Garm, sia per l'approccio ai pezzi che tende spesso ad una complessità non indifferente. Dicevamo però che i Vulture Industries non hanno però piu nulla del black. Per chi ha familiarità con la loro produzione precedente possiamo notare come gli aspetti piu spigolosi del sound siano stati messi da parte. Il cantato è esclusivamente "pulito". Si rimane stupiti, ripensando alla band qualche anno fa, a sentire in che modo la maggior parte dei pezzi iniziano: quasi sempre siamo di fronte ad un rock innocuo che fino alla metà dei suddetti pezzi ci lascia senza un'idea di dove stiano (auspicabilmente) per andare a parare. Poi, ad un certo punto, quasi impercettibilmente, strato dopo strato, ci portano in territori completamente diversi dove, pennellata dopo pennellata, hanno costruito un quadro spiazzante come l'esordio, ma ricco di sfumature. Continuo a trovare misterioso e affascinante il modo in cui, pezzo dopo pezzo, continuino a partire da premesse insignificanti e riescano sempre a concludere magnificamente. Nei momenti piu lontani da ciò che si puo definire metal, piu che Garm viene in mente il Fernando Ribeiro dei momenti piu meditati, gli ultimi Moonspell, insomma. Le influenze gotiche sono evidenti. Il ritmo non si fa mai forsennato. In poche parole, un lavoro di classe. Non è facile padroneggiare la leggerezza sonica con questa maestria senza perdere appeal per chi è abituato alla pesantezza. E passare quasi impercettibilmente dall'una all'altra è cosa da pochissimi. Si muovono, quindi, su un crinale strettissimo, dove basta un attimo per perdere il controllo. Non accade. E per questo meritano lode. La direzione intrapresa non lascia però sereni in chiave futura: siamo al canto del cigno?

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