CANDLEMASS: House Of Doom
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18/05/2018Ci eravamo lasciati malinconici e tristi quasi due anni fa sulle note conclusive di 'Death Thy Lover', annunciato come ultimo EP della band svedese che era pronta a far calare il sipario dopo una sfavillante carriera untratrentennale. Ritorniamo oggi con buone nuove per noi amanti del doom vecchia scuola, i Candlemass del mastermind Leif Edling, il "Signore dei Riff", ritornano sulla scena con questo nuovo EP e con nuovi programmi per il futuro; voci ufficiali riferiscono che attualmente la band è impegnata nella registrazione del successore di 'Psalms for the Dead', ultimo LP uscito nel lontano 2012. La notizia non può che galvanizzare i vari doom addicted sparsi per il globo che, nell'attesa del nuovo lavoro di cui è prevista l'uscita in autunno, si lasciano solleticare il palato da queste quattro tracce. Il disco si apre con "House Of Doom", brano singolo e title track di presentazione dell'EP diffuso in rete dai canali ufficiali della Napalm Records con un lyric video semplice e dalla grafica retrò. Il pezzo si presenta da subito robusto ed energico con un chorus dalla dinamica melodica ed evocativa che richiama i Sabbath del periodo 'Heaven and Hell' e che resta in mente e fa subito presa sull'ascoltatore; perfetto brano da singolo, piacevole e fruibile infarcito di ritmiche serrate, arrangiamenti di organo e soli che sfruttano come da caratteristica peculiare le scale minori armoniche. Si passa senza indugio al secondo brano "Flowers Of Deception" che ripropone la struttura a ritmiche serrate, trademark dei Candlemass soprattutto degli anni duemila che riporta alla memoria pezzi quali "Mars and Volcanos" da 'Candlemass' del 2005, intervallata dalle immancabili decrescenze ritmiche e rallentamenti che prestano il fianco a picchi di intensità emotiva e di mastodontica epicità. A stemperare i ritmi ci pensa "Fortuneteller", ballad acustica che si colloca quale spartiacque a metà del platter e che affascina per la sua bellezza ammaliante, oscura e malinconica che fa risaltare la prova vocale dell'ottimo Mats Levén, profeta e cantore della parte oscura dell'animo umano dalla voce calda ed evocativa. A chiudere questo breve ed intenso lavoro troviamo la strumentale "Dolls On A Wall", brano con le maggiori influenze doom dell'intero disco; ritmiche dall'incedere lento e pesante strisciano vie lente come a prolungare il timing di un disco che vorremmo non si concludesse così presto, atmosfere sinistre e grosse distorsioni di matrice "americana", chiuse, nasali, claustrofobiche che dominano l'intero disco che rispetto al precedente ci sembra ammantato da un'aura più oscura e cupa a partire dai suoni scelti in fase di produzione. Questo seppur breve assaggio sembra essere il prologo di qualcosa che inizia sotto i migliori auspici e che avremo modo di saggiare tra qualche mese. Al di là delle ragioni che hanno spinto Leif Edling a rimettere in moto la "doom machine" ci sentiamo solo di dire: i Candlemass sono ritornati!
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