RATT: The Atlantic Years
Esce per mano della major BMG 'The Atlantic Years', raccolta dei primi cinque album editi appunto dall’Atlantic e che ha visto la scalata (e consequenziale caduta) all’olimpo del Rock dei Ratt, durante la decade d’oro nella loro classic line-up. Nati a San Diego col moniker Mickey Ratt, i nostri si spostarono a Los Angeles per vivere appieno la crescente e fiorente scena musica del Sunset Strip e per trovare stabilità nella line-up, guidati dal frontman Stephen Pearcy; gli ultimi ad entrare in ordine temporale furono i chitarristi Warren De Martini e Robbin Crosby, in sostituzione di Mick Sweda (che vedremo nei King Kobra e nei BulletBoys). Seguirono di poco l’ingresso di Bobby Blotzer ai tamburi (al posto di Khurt Maier, futuro Salty Dog) e del bassista Juan Crucier, conteso dai Dokken. Dall’esordio ‘Out Of The Cellar’ (1984) a ‘Detonator’ (1990), tutti prodotti da un Beau Hill in stato di grazia a parte l’ultimo presenziato da Desmond Child, furono anni colmi di vendite, tournee su e giù per gli Stati Uniti e non solo; in una parola successi, il che farà perfettamente rima e sarà strettamente legata al termine "eccessi". Dal primo lavoro (sulla cui copertina appare la modella Tawny Kitaen, compagna di Crosby prima, moglie di Davide Coverdale dopo, deceduta nel 2021) i singoli in heavy-rotation “Wanted Man” e “Round and Round” (nel cui video compare il comico Milton Berle) permisero di superare le 2 milioni di copie nei soli States. Per il secondo disco ‘Invasion of Your Privacy’ sarà la playmate Marianne Gravette a comparire nella cover, e ad essere la protagonista nel video del singolo “Lay It Down”. Anch’esso doppio disco di platino (l’esordio arriverà negli anni successivi a prenderne un terzo) raggiunse la posizione numero 7 degli album più venduti negli U.S.A, confermando la propria formula artistica Glam – Hair Metal, ormai nota come Ratt and Roll. Pubblicato nell’estate del 1986 ‘Dancing Undercover’ portò un leggero indurimento del sound, evitando ballad e arrivando al platino grazie ai tour con gli allora emergenti Poison e Queensryche. “Dance”,”Body Talk” e “Slip of The Lip” ancora oggi hanno la trattativa dell’anthem inossidabile al passare di decadi e mode. Da qui i nostri rimasero incastrati in una serie di fattori che sarebbero potuti essere evitati solo con una maturità artistica e personale che poche band dell’epoca dimostrarono e dimostreranno nel corso delle rispettive carriere: vuoi che gli eccessi erano divenuti uno stile di vita quotidiano e ridondante, vuoi le critiche dei fan che li accusavano di essersi seduti sugli allori e di aver perso l’ispirazione, vuoi il lento calo delle vendite e le pressioni da esse derivate. Si cercò di porre rimedio reclutando dietro al mixer Mike Stone (Queen, Foreigner, Whitesnake, Journey e altri) nel tentativo di trovare una nuova linfa artistica in grado di risollevare le quotazioni artistiche di Steven Pearcy e soci. Tale esperimento si rivelò fallimentare, una perdita di tempo, dovendo richiamare in fretta e furia Beau Hill per non tardare oltre le scadenze; sia la band, sia Hill ricordano quell’esperienza come un agonia disastrosa: da una parte si dice che la band era priva di idee e persa nei propri vizi, dall’altra si accusa il produttore di aver “egocentrizzato” il processo volendo suonare gli strumenti in alcune delle canzoni; fatto si che nel novembre del 1988 uscì ‘Reach For The Sky’, trainato dal singolo “I Want a Woman”, si arrivò nuovamente al platino. Era chiaro che quel cammino fosse concluso, e il trademark della band necessitava di un restauro. Si assunse il miglior autore/co-autore/produttore in circolazione all’epoca, Desmond Child, e nell’estate del 1990 usci ‘Detonator’. Un grande disco che univa alcuni tratti classici del Ratt Sound con il un songwriting fresco melodico ed ispirato, uniti a una produzione laccata ed esemplare. Sforzi che non portarono i risultati sperati, ne in termine di vendite (si superarono di poco le 500.000 unità), ne in termine di tour, con arene che rimasero mezze vuote. Il tempo passava, le mode cambiavano, e la barca stava affondando: con un Robbin Crosby sempre più perso nei suoi demoni, tanto che al Sun Plaza di Tokyo sotto effetto di sostanze suonò un assolo durante “Round and Round” in una tonalità diversa da quella del pezzo. Un disastro artistico che portò la sostituzione di Robbin con Michael Schenker per completare la promozione del disco. Come sappiamo da li a poco lo scioglimento (ancora un singolo registrato in formazione a quattro chiamato “Nobody Rides For Free” per il film Point Break). La scomparsa di Robbin Crosby avvenuta il 6 giugno 2002 per complicanze dall HIV di cui era affetto dal 1994 (si parla anche di overdose di eroina) e al contempo e in conseguenza tutto l’immaginabile e il possibile con reunion, split, litigi, scandali, rimpatriate. Un ripasso meritato per chi ha contribuito a scrivere le pagine della nostra decade preferita, integrato dello special in inglese realizzato a cavallo di secolo per la collana Behind The Music.
P 2023 BMG
Line-up:
Stephen Pearcy: Lead Vocals
Warren DeMartini: Guitars; Backing Vocals
Robbin Crosby: Guitars; Backing Vocals
Juan Crucier: Bass; Backing Vocals
Bobby Blotzer: Drums
Discography:
1984 – Out of the Cellar
1985 – Invasion of Your Privacy
1986 – Dancing Undercover
1988 – Reach for the Sky
1990 – Detonator
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