MARCO MALVALDI: La Briscola In Cinque
Pineta, paesino (immaginario) in provincia di Livorno. Una ragazza viene trovata cadavere in un cassonetto. Sembrerebbe un affare di droga o di sesso, visti i costumi libertini che caratterizzano la vittima. Il paese intanto è piccolo, la gente mormora e accanto alle indagini ufficiali inizia a spettegolare e indagare un gruppo di giovani (si fa per dire) ottuagenari, assidui frequentatori del Bar Lume, e il barrista Massimo, nipote di uno di loro. In realtà è quest'ultimo che indaga sul serio, d'altronde è lui che ha trovato il cadavere: il suo locale diventa presto più trafficato del commissariato stesso. Giallo un po' sbiadito questo esordio di Marco Malvaldi, tanto che a metà lettura si intuisce bene il colpevole, tuttavia non è un romanzo da giudicare in base al suo colore. La definizione giusta è: esilarante. In meno di duecento pagine l'autore - al suo esordio - prende la situazione delittuosa e la rende pasto per i simpaticissimi vecchietti e per il caustico Massimo, dalle intuizioni tanto geniali quanto dai modi alquanto singolari. Pettegolezzi, sberleffi e una comicità che non è necessariamente rumorosa uniti ad uno stile lineare, ma che mette bene in risalto - nella sinteticità - ogni personaggio e ogni sua azione. Certo è che quando i vegliardi si mettono a "discutere" come la bocciofila degli Sherlock Holmes è difficile uscirne senza un sorriso, inoltre la figura tragicomica del dottor commissario Vinicio Fusco inizierà a farvi divertire solo sentendolo nominare. Le espressioni coloritissime ci proiettano proprio nel Bar Lume e sembra di essere lì con Aldo, Ampelio, il Del Tacca del Comune (per distinguerlo dagli altri Del Tacca di Pineta) e il Rimediotti: di qualunque regione siate, presto imparerete ad usare termini che mai avreste pensato di usare. Veloce e fresco.
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