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DURI A MORIRE?: Maiden, Metallica, Slayer...

Ironmaiden2015

Nella nostra Costituzione c'è un articolo che dice "L'imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva". Per una convivenza civile o quantomeno non belligerante, anche tra amanti della musica dovrebbe valere lo stesso principio di non colpevolezza, ma spesso ci si dimentica tutto e si sputano sentenze senza aver ascoltato una nota dei dischi che magari usciranno solo tra diversi mesi. Ci si casca troppo facilmente in questa "arena" in cui vince chi fa il commento più cattivo, a prescindere da quella che poi sarà la qualità del prodotto. Colpa della socializzazione estrema che NOI STESSI ci siamo imposti sulle varie piattaforme come blog, Twitter e Facebook? 

In questi giorni ci stiamo scatenando (anche chi scrive ha perso il controllo, è una ammissione che costa tanto) contro l'annunciato doppio album degli Iron Maiden. Contro, capite? Oramai i fanboy sono demodè e ce li stanno facendo rimpiangere. Tutti contrari al fatto che una delle proprie band preferite stia tornando dopo cinque anni sul mercato. Su queste pagine abbiamo parlato diverse volte dei "dinosauri del rock", che facendosi da parte potrebbero fare un favore ai nuovi artisti, ma questi ultimi dovrebbero anche mettere da parte il vittimismo che emerge in questi casi. È un tiro al bersaglio che vede in prima fila proprio i musicisti, a scagliare frecce intrise d'odio e invidia. Avete presente cosa succede appena Lars Ulrich apre bocca? Anche se dicesse "a me me piace a Nutella", ci sarebbe qualcuno che commenterebbe "eh vabbè ma non sa fare One senza sbagliare gli stacchi". La verità è che basterebbe NON PARLARNE.

Se 'The Book Of Souls' o come diamine si chiama sarà un fiasco, dimentichiamolo e cestiniamolo come faremmo con il dischetto più sfigato del globo, quello è il segreto per andare avanti e magari pensare che se il gruppone ha fatto schifo a sto giro ora si può scoprire altra roba più interessante. La sconfitta più bruciante per un musicista è cadere nell'anonimato, perdere il proprio fascino unico. In tempi di magra come quelli odierni a un Kerry King non interessa che si parli necessariamente bene di lui, basta che se ne parli. E questo sta accadendo. Slayer e Maiden sono ancora sulla bocca di tutti, nel bene e nel male. Sono ancora loro che garantiscono l'affluenza dei concerti medio/grandi (in modo discutibile a volte, come qualche settimana fa al Sonisphere di Milano). E chi le riempie le arene, secondo voi? Quelle stesse persone che qualche minuto prima avevano invaso il mondo con le loro sprezzanti critiche, gli stessi metallari cattivoni, intransigenti e fieramente true che si vanno a sentire per la quarta volta "Nothing Else Matter".

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