ZAUM: Eidolon
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11/10/2018Note fluttuanti si presentano di fronte al nostro sguardo, dapprima perso, ora rapito dal fascino di Eidolon, seconda fatica discografica dei canadesi Zaum. Psichedelia e monolitici sviluppi doom sono il prodotto di una passione ed intensità interpretativa di livello assoluto. Paragoni possibili sono quelli con gli Om e i Bong, unitamente ad un esoterismo dalle radici culturali mesopotamiche. Due pezzi da venti minuti l’uno, ascolto che richiede impegno ma che, incredibilmente, scivolerà via in un attimo grazie ad ambientazioni eteree. I dilatati tempi del doom ci mettono in un’ottica più ampia del concetto di psichedelica, colonne che reggono un cielo dalle nubi impalpabili, armonie ipnotiche che catalizzano l’attenzione su cerimoniale difforme. Dogma spezzati, sensibilità che sottolinea le qualità di un progetto che ci porta altrove, in una dimensione tra il passato e lo spazio infinito. Il cielo non è altro che un quadro del passato, le cui luci ci raccontano di un universo in mutazione. La storia e il folklore della civiltà mesopotamica sono il fulcro dell’ispirazione testuale degli Zaum, cantori di pagane memorie . Se amate la psichedelia e il doom qui vi sentirete a casa, estraniati da un contesto quotidiano che forse troppe volte ci va stretto, in cui l’anima e la ritualità stanno perdendo significato. Svuotati di contenuto, immagini luminose raffreddano la nostra entità, Eidolon invece la risveglia e riscalda. Disco di spessore, da godere in ogni aspetto, certamente non di semplice assimilazione ma in grado, se accolto, di sbiadire e poi riproporsi con estrema naturalezza, senza forzature. Veri e propri guru, gli artisti vi guideranno in un viaggio spirituale tra le note, lambendo lidi già conosciuti ma riuscendo a creare sfumature e colori distinguibili nel magma del filone.
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