WOLFHORDE: Hounds of Perdition
data
27/03/2019Secondogenito in studio per i finlandesi Wolfhorde. Il progetto regala un sound a metà tra il concetto di folk e black, mai eccedendo nelle parti estreme, e restando quindi in un pagan ruvido e corposo. Lavoro che vive di alcune accelerazioni interessanti, dalle strutture epiche e dalle melodie di tastiera minimali. Gli strumenti tradizionali spuntano in più punti, regalando connotazioni folkloriche ai pezzi. L’insieme di voci, più cupe e poi epiche, disegnano una trama interessante, vicina alla scuola norvegese, spostandosi poi ai suoni “tastierizzati” del più classico symphonic. Accenni questi ultimi, sia chiaro, per un album che per dinamicità riporta alla mente i Finntroll e che poi mostra di sé una presenza sicuramente più monolitica dei sopra citati troll. I brani non si discostano di molto dai dogma del filone, senza avere però una soluzione di continuità l’uno all’altro e non convincendo a pieno nel loro insieme. Sparuti bagliori power/heavy non sono sufficienti a dare l’adrenalina e la lucentezza che può colpire gli amanti dei due filoni, allo stesso tempo non riescono a dare quell’efficacia ed emozione che il pagan può trasmettere per le vie del black. Ci sembra insomma che manchi un riferimento chiaro ed organico di idee, pezzi certamente piacevoli e ben suonati ma che non hanno il giusto filo conduttore e che finiscono con il far perdere all’ascoltatore una qualsivoglia iniziale direzione. Non parliamo di sperimentazione o avanguardia, bensì di disomogeneità di influenze e strutture già viste e qui riproposte. Auspichiamo che il terzo lavoro sia quello della maturità, perché passione e capacità non mancano. Attivi dal lontano 2001 (prima con lo pseudonimo Lycaon), i Wolfhorde hanno obbiettivamente ormai una lunga militanza, seppur scarna di uscite, ma crediamo qualcosa di realmente buono possano ancora dare.
Commenti