WHITE WILLOW: SIGNAL TO NOISE
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03/08/2006Ecco tornare nei negozi i White Willow, band norvegese al quinto album, con il loro ultimo disco "Signal To Noise". Se già col precedente "Storm Season" il combo, capitanato da Jacob Holm-Lupo, aveva saputo unire sapientemente modernità e rock progressivo, ora con questa nuova fatica assistiamo ad un'ulteriore, e naturale, evoluzione del sound. La voce della nuova singer è perfetta per le sonorità espresse dalla band scandinava: le linee melodiche, infatti, sembrano disegnate apposta per esaltare e catturare l'essenza più pura dell'ugola di Trude; l'ascoltatore può solo ringraziare e godersi le nove tracce (di cui tre strumentali) in perfetto relax. La direzione musicale, presa dalla band, sembra la diretta evoluzione di "Chemical Sunset", brano posto in apertura del precedente disco: una perfetta armonizzazione fra il progressive rock (soprattutto per quanto riguarda le tastiere) ed il moderno, incarnato dagli effetti e dal taglio delle chitarre. L'altro aspetto che colpisce è l'estrema compattezza: sembra che ci sia, anche se invisibile, un filo conduttore che lega tutte le tracce fra loro, rendendo di fatto il disco un lungo viaggio attraverso sonorità aliene ed inquietanti (vedi la strumentale "Ghosts"). C'è anche lo spazio ( vedi "Joyride") per unire un cantato pop con la maestosità e la lunghezza delle canzoni prog: davvero un altro esempio della metamorfosi compiuta (in soli cinque album) da una fra le più particolari e camaleontiche realtà progressive mondiali. Tecnicamente non trovo nulla da eccepire: il gruppo ha tutte le carte in regola per suonare ottimamente (e lo dimostra in ogni occasione); non ci sono virtuosismi o egoismi che rovinano l'armonia delle canzoni ed in fin dei conti è meglio così. Una produzione ottima esalta le prestazioni dei singoli ed enfatizza, nel giusto modo, le particolarità della band: da rimarcare la cover, bella ed inquietante, ed un booklet, molto ben realizzato, che completano la dotazione del disco. In definitiva il mio consiglio è quello di procurarvi sia questo "Signal To Noise" che il precedente "Strom Season" (sempre che non l'abbiate già fatto): non ve ne pentirete e potrete dire di aver ascoltato una band veramente particolare, lontana anni luce dalle mode del momento.
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