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WHITE SKULL: THE XIII SKULL

data

13/05/2004
70


Genere: Power Metal
Etichetta: Frontiers
Anno: 2004

Ancora una volta gli White Skull di Tony Mad sfornano un album degno di nota, regalandoci un sesto lavoro in studio che nulla fa rimpiangere dei precedenti. Alla coerenza compositiva del gruppo si va ad aggiungere la voglia di rinnovarsi, sperimentando nuove sonorità ed inserendole al limite di quel range che lo stile proprio della band copre. Il risultato è un album di confine, che pesca all’interno ed all’esterno di ciò che Tony e compagni hanno fatto finora. Forti sono i richiami a “Tales From The North” sul fronte della compattezza e della potenza, pur se amalgamati ad una nuova idea: quella di fare un album meno elaborato, che perda di meno in sede live. E’ stato lo stesso Tony a dirci che, d’ora in avanti, questa sarà la linea compositiva della band, ossia il limitare al massimo gli effetti particolari da studio, ed anche il miraggio conferma questa tendenza, conferendo al tutto un sound più grezzo, più massiccio. I dodici pezzi formano un nuovo concept, legati stavolta dalla tematica dei misteri del mondo. Un tema vasto, da cui i nostri hanno scelto argomenti di ottimo impatto, ben resi da una musica che ha un che di eclettico: pare infatti di poter riconoscere, a tratti, influenze che vanno dal Classic all’Hard Rock, fino ad alcuni passaggi che addirittura sfiorano il primo Thrash. A livello di gruppo, è giusto segnalare l’ottima prestazione di Danilo Bar alle chitarre, e di Alex Maniero alle ritmiche. Quest'ultimo poi sembra un po’ meno esuberante del solito, ma forse ancora più incisivo. In splendida forma appare anche Gus, la cui voce graffiante promette rese splendide dal vivo. Tra l’altro, chi ha avuto occasione di sentire gli White Skull in concerto di recente ha dipinto con toni entusiasti gli inediti presentati agli ultimi spettacoli, confermando la natura la natura “da palcoscenico” di quest’album. Inutile cercare un punto debole in questo lavoro: parrebbe non esserci proprio. Le tracce scivolano veloci e coinvolgenti, e spuntano in particolare due chicche: “I Wanna Fly Away”, splendida chiusura con una ballad Hard-Rock style, e “Mothman Prophecies”, che mescola abilmente qualcosa della classica “Gods Of The Sea” e molto di “The Killing Queen”, entrambe da “Tales From The North”, accentuando la carica e la potenza delle sue predecessore. Decisamente un piccolo gioiello.

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