VAK: Loud Wind
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16/07/2020Suoni dilatati, rock che attinge al doom ed al più moderno di sludge per la seconda fatica discografica degli svedesi Vak. Sound sperimentale, in grado di proporre sfumature psichedeliche a tratti e crescendo che possiamo dire attingano al progressive. Dicotomia di intenti che crea atmosfere inaspettate, fango core dal quale inaspettatamente baluginano cristallini suoni, effetti di chitarra che disegnano conturbanti strutture. L’impasto delle voci, la poliedrica capacità di variare via via tonalità, si intrecciano a note di grande impatto. Consistenza, eterogeneità e poi sublimazione in intenti psichedelici che ci riportano agli anni settanta ed al progressive old school. I pezzi si differenziano l’uno dall’altro, richiedendo molteplici ascolti per essere a pieno compresi. Le chitarre vivono di una vitalità fatta di intensi assoli, una tensione che si trasforma in una ricercatezza che non scade nel manierismo. Espressività incarnata da estremi che ne decantano le qualità dell’uno e dell’altro, nero su bianco che ne esaltano le peculiarità, sludge e rock che si muovono febbrilmente, incidendo una superficie e lasciandone una figura dagli intarsi di pregio, ma al contento profondi. Forza e grazia, trucioli che cadono in una palude, suoni che si susseguono rischiarando mente e cuori. Nessuna ottusità, tanta personalità per una band dalle qualità eccelse. Complimenti ai Vak, a cui va la nostra considerazione, consigliandone l’ascolto e scoprendone le idee, sviscerando un disco che scoprirete immenso.
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