TEL: Lowlife
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20/09/2019Precipitare in un abisso lentamente pare fisicamente impossibile, ma la gravità e le leggi che la governano non c’entrano con le emozioni in musica, così possiamo andare oltre ogni logica e parlarvi dei Tel. La band statunitense vede la luce nel 2016 e regala una prima fatica in studio di doom sludge intenso, nero gorgo in cui baluginano talvolta citazioni di psichedelia e malinconia gotica. Un sound per certi versi ipnotico e che si muove ad ampio spettro tra passato e presente del più macilento dei generi. Black Sabbath, Yob e Katatonia sono i parallelismi che ci vengono in mente, sviluppi dilatati tra sfumature di sperimentazione passata e tratti di mestizia. Full-length che ci racconta di una rabbia che a tratti sfocia nel più vetusto doom rock e che poi si adagia sul concetto di core. Fango in cui restiamo invischiati ma dal quale cerchiamo di staccarci, furenti. Così non tutto precipita in un’afflitta solitudine,verve che caratterizza il progetto e che regala interessanti spunti. Ci sono parecchi deja-vu in Lowlife e talvolta una ridondanza di intenti che potrebbe tediare a lungo andare. Nessuna colpa però grave per un album che farà la gioia degli appassionati e che può, in prospettiva futura, essere base da cui i Tel potranno ripartire per un definitivo salto di qualità. Molto evocativi gli impasti di voce, a metà tra old school e più gutturale presente la prestazione di Dante DuVall che risulta di assoluto valore e sposa perfettamente le speranze future di crescita dell’intero gruppo. Noi vogliamo scommettere su di loro, vedremo se il tempo ci darà ragione, se non altro se sapranno scrollarsi di dosso alcune etichette e andare oltre i dogma del filone.
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