UMBAH: TRILOBETH
data
31/03/2010Sembra una legge matematica: meno prestigioso e danaroso è il label, più è alta la qualità, o quantomeno l'originalità. Nel caso degli Umbah, che l'etichetta e la produzione nemmeno ce l'hanno, sentitevi autorizzati a ragionare per transitività. Definire eclettica la proposta del one man band britannico sarebbe riduttivo, come lo è la stessa autodefinizione "cyber grind". In realtà non è un unico stile a dominare in 'Trilobeth', che è capace di offrire piccole perle di elettronica a là Fatboy Slim come "Subconscience Function" o "Torn Again" per poi passare a cose come "Beryllium Crisis", che fanno inevitabilmente pensare ai Nine Inch Nails ma in particolare alla loro creatura più famosa, Marilyn Manson. Il mood, le linee vocali e i samples mansoniani li ritroviamo anche nella marziale“Beehive”, mentre per il resto del disco si viaggia piuttosto spediti con il Death/industrial di Cal Scott, scleri dello stesso permettendo (la title track per esempio). In generale, possiamo dire che il sound della prolifica band è un tuffo nella fantasia elettronica (e malata) di Scott, che non riesce a restare nemmeno per trenta secondi di fila nei confini del tradizionale, che sembra aver scatenato un violentissimo cyborg che si è avventato nelle carni di un metallaro in carne ed ossa, lacerandolo in parte per poi incastonarcisi e formare un unico essere metà uomo metà macchina. Non siamo a conoscenza del passato e del presente della band (questo disco risale al 2007, intanto ne hanno pubblicato un altro) però un album come 'Trilobeth' non lo si può ignorare assolutamente.
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