TWENTY FOUR HOURS: Ladybirds
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25/03/2023Hardsounds come un colpo di vento! Ed io come una bimba (o un raggio di sole) a far splendere questa perla! Settimo album ‘Ladybirds’. Band italiana prog-art-rock (Marche-Puglia) dal nome prezioso, Twenty Four Hours (Joy Division), e in attività da 34 anni. Propongono musicalmente un’alternativa, una filosofia di vita basata sul riequilibrio del ruolo dell’amore nella vita come risposta al dolore e alla morte. Con un chiaro riferimento a “The End” (The Beatles, 1969), pronunciano (con fare dispettoso), nella chiusura della prima traccia del disco “Crevasses And Puddles”, la frase “E alla fine, l’amore che dai è uguale all’amore che neghi”, che ne stravolge il senso della matrice iniziale, come la realtà del nostro tempo nella quale la follia umana non ha trovato nulla di meglio di una guerra sanguinosa come risposta al disagio ed alle morti di due anni di pandemia. Definiti dalla critica inclassificabili, formazione di rock progressivo con una produzione contaminata da più linguaggi, possono essere ben rappresentati dalla definizione sintesi tra prog e new wave, con origine psichedelica. Ma veniamo al dunque di questo lavoro, uscito nel 2022 e distribuito (dalla coraggiosa e mai banale) etichetta Andromeda Relix, progetto che introduce il cantato in italiano in più tracce (novità anticipata nel 2021 nel singolo “Aiutòla”) e il sassofono di Ruggero Condò. ‘Ladybirds’ è caratterizzato da uno spirito melodico e poetico da Caravan, attitudine gotica da Joy Division, delicatezza da The Stranglers, libertà espressiva da indie music. E loro, i Twenty Four Hours, sono sperimentatori di olofonia (suoni provenienti da 360 gradi), sono come i Pink Floyd creatori di effetti sonori che sembrano tridimensionali. E sono democratici in musica. Ogni componente del gruppo lavora insieme agli altri per creare ognuno nel proprio spazio, un mondo musicale alternativo, dall’efficienza globale (riconoscerete ogni strumento, anche da un’altra stanza della stessa casa). Devastante è il cantato in lingua inglese, per l’effetto del pronunciato da Roger Waters. Rispetto al passato: meno spazio alle sessioni completamente strumentali (che caratterizzavano invece il terzo album ‘Oval Dreams’), più accento nell’interpretazione vocale, già teatrale nei precedenti dischi, ma qui meno morbida; più equilibrio nei fraseggi tra i due fratelli (tra la tastiera/synth di Paolo Lippe e la batteria di Marco Lippe), resi poetici dal sassofono. Sempre internazionali nella resa complessiva! La seconda traccia “Una Perla Vive Nascosta Tutta La Vita” è un pensiero, una dichiarazione d’amore degli stessi 24H verso la propria musica. Musica e carriera musicale come estenuante lotta di sopravvivenza in un tempo in cui essa diventa sempre più virtuale e liquida, e soprattutto in un tempo povero di emozioni segnato da lontananze, e ancora povero di musica dal vivo. Ma per fortuna c’è ancora chi si difende con una reazione ad un incontro irritante, con una reazione ad un’anomalia (come una perla). E fortunatamente c’è ancora chi sogna e spera in un futuro più positivo (come i 24H), e chi, (come me) crede in una dimensione fuori dal tempo, una sorta di assistenza guidata alla vita rappresentata da entità, guide spirituali animali (come una coccinella, Ladybird) che aiutino e ci donino insegnamenti ed evoluzione del nostro essere. Pertanto, armiamoci di bellezza per affrontare la vita, e fermiamoci un’istante se vediamo una coccinella (nella polvere del tempo). Traccia da contemplazione, da assaporare con un bicchiere di Greco di Bianco DOC (etichetta nera). Il ritmo di “Unexpected Results” è da timido headbanging, spalle e testa seguiranno il cavernicolo e inquietante cantato (Peter Gabriel), che vi catapulterà nell’anima new wave, da sempre presente nel gruppo. In “Ghost Pension” la voce femminile di Elena Lippe (Feronia, Nirnaeth) continua ad esprimere quel glaciale lato oscuro, contornato da sorprendenti battiti (atmosfera dark The Cure). Per poi essere rapiti dalla bellezza disarmante del prog di “Why Should I Care For Strangers!” (tema le discriminazioni sulla persona), nella quale la precisione con cui il suono esce dall'ugola di Paolo Lippe e collima nello spazio rimbalzando con gli altri strumenti (che sax!), evoca ‘The Final Cut’ (Pink Floyd, 1983), l’album sulla guerra, il fantasma del padre di Roger Waters, le tensioni con la band, il futuro del regno unito con la Thatcher, le minacce della guerra fredda, la paura del nucleare. Ascoltatelo e poi ascoltate i nostri 24H! “Permanent War” segue la scia della precedente traccia con psichedelia da tracce audio sovrascritte (“The Post War Dream”). Un mare di grazia e poesia con “Incantesimo K-44” con elucubrazioni mentali da incanto. “Eterno Grembo Che Dona” risveglia quel new wave italico da primi Litfiba, ed un basso rilassato dal suono corposo diventa il protagonista, tende la mano al sax e lo accompagna. “Caroline” è il ripescare la delicatezza The Stranglers per un contesto progressive un po’ folle sul finale. Nuova poetica barocca con il violino suonato da Francesco D’Orazio (uno strumento del 1711) in “Hyprocrite And Slacker God”. 'Ladybirds’ è per ascoltatori di Pink Floyd, Genesis, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme, etc, per orecchie alternative, e per gli ascoltatori di Sniffin’ Glucose, (frequentatori di luoghi, dove parlando di musica, si parla di sé stessi e dove, parlando di sé si finisce sempre col parlare di musica). E La famiglia Lippe ha sempre considerato la musica come punto centrale del tempo. Troppo lunga questa mia valutazione: impossibile usare parole contate per descrivere questo prodotto del dottor oncologo rock.
Paolo Lippe
08/04/2023, 18:11
Splendido articolo, un sentito GRAZIE!!!!