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THE MONOLITH DEATHCULT: V2 - Vergelding: Dawn of the Planet of the Ashes

data

24/05/2019
75


Genere: Industrial, Death Metal
Etichetta: Human Detonator Records
Distro:
Anno: 2019

Attivi dal lontano 2002 con lo pseudonimo Monolith, i poi rinominati The Monolith Deathcult regalano al pubblico il loro settimo sigillo discografico. V2 - Vergelding: Dawn of the Planet of the Ashes  è l’apice di un filo conduttore che dal brutal death metal ha mantenuto costante la radice di morte, nutrendosi di atmosfere ed influenze di stampo elettronico e più diabolicamente industrial. Sound che annovera riflessi più moderni e che filtra se stesso tra attitudini in stile Septic Flesh, Ferar Factory e più cerebrali Akercocke. A metà tra ritualità ed emozioni di silicio, V2 è al contempo violento e di difficile assimilazione. L’album è variegato nel proprio crescendo cerimoniale, quasi volesse scandire un’etichetta di storica memoria con più moderne forme. Voce dal passato si intreccia ad impulsi elettronici, coralità che si muovono su babele di suoni, ingranaggi antichi che pulsano all’interno di un corpo di metallo lucente e dagli impulsi electro. Full-length di ostica assimilazione necessiterà molteplici ascolti per essere a pieno compreso. La brutalità delle origini dei The Monolith Deathcult riaffiora in più scorci, morsi dilanianti che vengono poi sviscerati dalla genialità e fantasia delle influenze industrial. Balenano sprazzi di profonda riflessività, ma sono fugaci momenti in pezzi dominati dal cibernetico senso di tale ferina creatura. Belva scorrazza libera tra palazzi su cui corrono lampeggianti flussi di luci, corazza sotto la quale batte un cuore di fiera. Il lavoro denota un’eccessiva destrutturazione a tratti, caos che non giova e che tende a stancare quando il sound si mostra via via più muscolare. Le chitarre, unte e strafottenti, vengono ancor più esaltate in un’espressività in cui spadroneggia la presenza del già sopra citato ascendente del filone Fear Factory. Album di valore, V2 resta eccessivamente invischiato dal peso e forza che esso stesso mette in campo, quasi fosse consumato da un’energia che non permette al disco di spiccare il volo. I The Monolith Deathcult restano garanzia di qualità, marchio di fabbrica che ha lasciato un solco e che continua a scavare alla ricerca di quella consacrazione che merita certamente.

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