Stahlmann: Adamant
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21/04/2013Il biglietto da visita propostoci dai tedeschi Stahlmann per presentarci il nuovo 'Adamant' non è certo dei migliori, rappresentato dalla opening track "Die Welt Verbrennt", quanto di più banale, spompato e spento band potesse proporci. Quindi è sotto questi prevenuti auspici che ci siamo accinti a proseguire l'ascolto, salvo esser poi smentiti lungo le restanti tracce grazie ad un songwriting frizzante, ispirato e ruffiano quanto basta per farci smuovere dalla sedia. Certo, il campo d'azione nel quale si muovono i quattro di Göttingen non è dei più originali (l'Industrial Gothic Metal), e nemmeno possono essere annoverati tra i fondatori del suddetto genere, ma riescono comunque ad affiancarsi a testa alta a nomi importanti quali Rammstein, Oomph!, Eisbrecher e Megaherz (giusto per citare i più noti) e ad imporsi grazie a performance ad alto tasso scenico ed adrenalinico, sempre più frequenti e seguite, e forti di una produzione passata (un ep e due album) ben accolta un po' ovunque da pubblico e critica. Ci addentriamo dunque nei meandri dello scintillante 'Adamant' e scopriamo con sommo piacere di avere tra le mani un prodotto che strizza l'occhio tanto al mainstream (con pezzi danzerecci quali "Süchtig" e "Paradies") quanto al moderno dark gothic metal ("Nackt", "Wenn Der Regen Kommt", "Tempel Der Lust" e "Leuchtfeuer"), condendo il tutto chiamando in causa i Rammstein in "Schwarz" e "Adrenalin", e Marilyn Manson in "Der Schmied" che, come andamento, ricorda molto da vicino quella "The Beautiful People" che tanti proseliti ha creato negli anni (basti pensare agli ultimi deludenti Morbid Angel di 'Radikult', agli Skid Row di 'New Generation' ed a tanti altri ancora). In definitiva, questo disco ha tutte le carte in regola per essere incensato in ogni dove, trainato com'è da brani incendiari concepiti da una band che potrebbe imporsi come next big thing proveniente dalla terra dei crauti e della birra.
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