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SOUNDGARDEN: LOUDER THAN LOVE

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29/04/2006
88


Genere: Grunge
Etichetta: A&M
Anno: 1989

Dopo l'uscita di "Ultramega OK" i Soundgarden s'imbarcano in un lungo tour che permette alla band di maturare e a Cornell d'imporsi nel ruolo di frontman, il gruppo è ormai pronto per entrare nella scuderia della A&M ed infatti la major decide di dare a Cornell e soci la possibilità di debuttare su larga scala. Il periodo d'altronde è favorevole per una band "alternativa" come i Soundgarden, infatti quella che viene denominata come "scena crossover" si va imponendo in ambito metal e dischi come "Nothing's Shocking" dei Jane's Addiction, "The Real Thing" dei Faith No More, "Vivid" dei Living Colour, e "Mother's Milk" dei Red Hot Chili Peppers raccolgono consensi sempre maggiori supportati anche da una critica che vede in queste band le salvatrici di una scena rock-metal ormai caricaturale. In tale ambito i Soundgarden si distinguono per la loro preponderante marca seventies, ma anche per il loro sound fiero ed imponente, che non disdegna trame quasi rumoristiche e soluzioni di marca dark-wave. "Louder Than Love", uscito nel 1989, riflette tali aspetti e presenta una band molto maturata e mutata rispetto all'esordio su SST. I Soundgarden raggiungono prima di tutto quell'omogeneità stilistica di cui difettavano in passato, inoltre riescono a costruire canzoni complesse e difficili ma con melodie vincenti e si avvalgono di una produzione "killer". Se quest'ultimo aspetto va attribuito al grandissimo producer Terry Date (produttore anche di Dream Theater e Pantera) per il resto gran parte del merito va dato a Cornell: quest'ultimo se prima accompagnava occasionalmente Thayil alla seconda chitarra dal vivo ed in studio, da questo disco affianca stabilmente il chitarrista di origini indiane e diventa il faro compositivo del gruppo. Tutto questo si riflette sul sound esibito su "Louder Than Love" più ricco e composito che in passato, ma anche più ordinato e melodicamente più vincente. Il risultato è un disco che proietta i Soundgarden ai vertici della scena crossover dei tempi: brani come le maestose "Ugly Truth" e "Hands All Over" (figlie in egual modo di Led Zeppelin e Killing Joke), la terremotante "Gun", l'inno modern-zeppeliniano "Loud Love", "I Awake" e "Uncovered" rivisitazioni potenziate e rimodernate dei Black Sabbath, l'ironica "Big Dumb Sex" (coverizzata malissimo dai Guns N' Roses in "The Spaghetti Incident") presa in giro dell'attitudine "machista" del mondo del rock, diventano subito dei classici della nascente scena "alternative-crossover". Tutta la band appare maturata ma a spiccare sono il fenomenale drummer Matt Cameron, perso in un mare di controtempi e divisioni in dispari e vero "motore" del sound del gruppo, ma soprattutto un Chris Cornell compositore ispiratissimo e singer inimitabile capace di far tremare le pareti con le sue vocals devastanti (al riguardo l'apertura di "Ugly Truth" e "I Awake" sono esplicative). Qui i Soundgarden gettano le fondamenta del loro futuro successo e sfornano un disco che oggi più che mai appare "fondamentale" (gruppi come i Tool, tanto per fare un nome illustre, devono a Cornell e soci molto di più di quello che si pensi) a voi il dovere di andare a recuperarlo senza incertezze.

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