PEARL JAM: PEARL JAM
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07/05/2006Diciamoci la verità dopo il colpo gobbo di "Ten" ed un buon "Versus" i Pearl Jam non sono più riusciti a partorire dischi degni del loro folgorante esordio, anzi la band sembra essersi persa nel corso degli anni all'interno di un aurea di mediocrità dalla quale appare incapace di uscire. Molte speranze erano riposte in questo "Pearl Jam", a lungo rimandato e a lungo atteso, anche in forza del singolo "World Wide Suicide" che sembrava preludere, finalmente, ad un album fresco ed energico. Invece, questo "Pearl Jam" cade negli stessi difetti che hanno afflitto i dischi precedenti del gruppo; ormai appare evidente che i Pearl Jam non torneranno più quelli del mitico "Ten" e che quel sound aperto e multiforme che tanti ha fatto sognare è destinato a restare un ricordo, tanto che se non fosse per la voce di Eddie Vedder si potrebbe parlare di un altra band. "Pearl Jam" non è certo un disco disastroso, ma troppo spesso i nostri suonano come una versiona "spompa" del Neil Young più rockeggiante: così accanto ad episodi energici e convincenti come "Life Wasted" oppure le variegate "Gone" e "Army Reserve" (influenzatissima dagli U2), abbiamo autentici "mattoni" come la pessima "Come Back" e "Job Inside", l'inutile punkettona "Comatose" ed addirittura la ridicola "Parachutes", senza contare le vuote "Unemployable" e "Severed Hand" compitini svolti senza impegno. Unici elementi positivi sono la sempre stupenda voce di Eddie Vedder (anche se un pò consumata dagli anni) ed il drumming sempre spettacolare e preciso di Matt Cameron (ex Soundgarden), per il resto anche stavolta i Pearl Jam alzano bandiera bianca.
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