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SORCERER: Lamenting Of The Innocent

data

15/06/2020
74


Genere: Epic Power Metal
Etichetta: Metal Blade
Distro:
Anno: 2020

Terzo full-length in cinque anni per i redivivi Sorcerer: gli svedesi erano stati già autori di un paio di demo fra il 1989 e il 1992, prima di sciogliersi e rimanere inattivi per quasi venti anni, a parte un paio di raccolte pubblicate. La band si è fatta notare per un doom evidentemente debitore ai conterranei Candlemass, ma con un tocco personale decisamente piu epicheggiante. Il lavoro si apre con una breve intro, e la prima traccia non tarda a palesarsi: sembra un affare piuttosto tipico per la band, ma vedremo che contiene già indizi di quello che verrà, una leggera quanto innegabile virata stilistica. "The Hammer Of Witches" è un pezzo gradevolmente sostenuto, per gli standard della band, ottimo in apertura, un poco sofferente di un chorus non proprio esaltante. La title track è nelle strofe decisamente più doom, più aderente alla precedente produzione dei Sorcerer, ma il ritornello è da power ballad e risulta frustrante. Con "Institoris" si è in grado di mettere a fuoco meglio cosa è cambiato nel sound della band: sembra tratta dalla produzione dei Nocturnal Rites, quella di inzio millennio, e colpisce quanto la voce di Anders Engberg finisca per assomigliare a quella di Jonny Lindqvist della band di Umeå. "Where Spirits Die" fa il paio con "Lamenting Of The Innocent" senza soffrire di un chorus così infelice, è in effetti una delle tracce più riuscite, ma la sensazione da power ballad non è completamente assente. Il lavoro prosegue su queste coordinate fino alla fine, gli elementi doom, presenti qua e la a tratti, sono stati in larga parte rimpiazzati da elementi che avvicinano la band a power metal acts come i già citati Nocturnal Rites. Questo riguarda sia alcune tracce dal ritmo piu sostenuto, che meglio si confa al sottogenere entrante, sia alle parti piu lente, dove ad aperture doomy corrispondono poi spesso ritornelli che andrebbero benissimo per delle power ballads. L'aspetto più oscuro del doom, in qualche modo la sua stessa ragion d'essere, è stato in larga parte messo da parte e rimpiazzato. Ripetiamo, la virata stilistica non è clamorosa, ma nondimeno tocca la base fondante del sound della band e compromette la formula che fin'ora risultava, pur con evidenti link ai piu celebri Candlemass, fresca e originale. Un lavoro gradevole nel complesso ma, alla luce di quanto mostrato dai Sorcerer precedentemente, meno personale e un gradino al di sotto delle loro possibilità.

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