SNATCHES OF PINK: STAG
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21/09/2005Cult band americana al suo terzo disco con il monicker attuale, altri due sotto il nome di Clarissa. Cult band, certo. Band originale che musica le gesta eroiche del passato attraverso un rock 'n' roll malato, minimale, con poche aperture melodiche, scarno, che si traveste di Stones, di New York Dolls e dei seventies in genere, ed in parte riprende il discorso moderno intrapreso dagli Alice In Chains soprattutto nel cantato, nella doppia voce di Marc e Michael. Sound a tratti psichedelico, umorale, costantemente down tempo. Come se un gruppo di ubriachi marci con strumento alla mano tentasse di comporre un brano. Ma non c'è nulla di insensato in "Stag" per quanto i nostri siano visibilmente, perennemente fulminati ed in preda all'alcool. Decadenti, avvolti nel fumo di cigarette, trasgressivi non per necessità ma per naturale attitudine, gli Snatches Of Pink delineano una nuova dimensione del rock lasciando ai posteri un disco su cui si potrebbe discutere per giorni e giorni tante sono le suggestioni e gli argomenti che ne potrebbero scaturire. Musica dall'ascolto non facile, non prevedibile, eppure così sinteticamente diretta, da farsela entrare in circolo per poterla apprezzare pienamente. Siete abbastanza mentalmente disturbati e sprezzanti delle convenzioni sonore da meritarvi questo "Stag"? Per quanto mi riaguarda non saprei, devo ancora ritirare le analisi del sangue e far annegare il mio analista in un bicchiere di scotch. Che sia la volta buona, la prossima, dopo un altro ascolto?
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