SLAYER: SEASONS IN THE ABYSS
data
15/01/2004“Sport the war, war support The sport is war, total war When victory's a massacre The final swing is not a drill It's how many people I can kill” La recensione per conto mio potrebbe finire qui, ma non renderebbe onore al valore di questo quinto full lenght targato Slayer: qualche parola in più va obbligatoriamente spesa… Dopo un album inquietante e oscuro come “South Of Heaven” la band a stelle e strisce si dimostra ancora una volta degnissima e inimitabile bandiera del thrash metal più feroce grazie ad un lavoro solido ed incredibilmente vario come questo “Seasons In The Abyss”. L’opener è “War Ensemble”, che diventa immediatamente un classico dei terremotanti live show che gli Slayer tengono in tutto il mondo; il brano è un concentrato ossessivo di furia e odio, con ritmiche incalzanti e travolgenti, mentre la voce di Araya è quella di un maniaco omicida che chiama a sé un esercito per scatenare la guerra al mondo intero. Ma la realtà di “Seasons” è costituita anche da pezzi meno fulminanti, ma non per questo meno imponenti: così l’orrorifica “Dead Skin Mask”, dall’incedere morboso e dannatamente penetrante, diventa uno degli hit dell’album nonostante si discosti (almeno parzialmente) dai classici sentieri fulmnicotonici battuti dalle bordate di Lombardo. La stessa title track mostra gli Slayer come mai erano stati in precedenza: ancora una volta non sono i ritmi sostenuti a caratterizzare l’impatto violento della proposta musicale degli Slayer, ma piuttosto la ricerca di atmosfere plumbee e disperate, con un cantato che abbandona le urla lancinanti del passato in favore di un uso più ricercato ed espressivo della voce. Non so se sia corretto o meno parlare di svolta stilistica, soprattutto quando ci troviamo ad ascoltare un brano come “Hallowed Point” che potrebbe essere benissimo un estratto dal seminale “Hell Awaits”… Sta di fatto che gli Slayer, con questo “Seasons In The Abyss” hanno ampliato notevolmente il loro raggio d’azione: canzoni come “Skeletons Of Society” o la diabolica “Temptation”, a tal proposito, parlano da sole. Lo studio work che chiude la prima era di Dave Lombardo con la band è l’ennesimo successo per gli Slayer, che ancora una volta dimostrano di essere i dominatori incontrastati del thrash metal.
Commenti