HAMMERCULT: Steelcrusher
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21/01/2014Un nome più anonimo non potevano avere, questi Hammercult, tanto che non riusciremo mai a ricordarceli per qualcosa che non sia la copertina, una delle più tamarre degli ultimi tempi. Muscoli, arroganza, poca originalità: sono caratteristiche dell'artwork, ma anche della musica di 'Steelcrusher', con cui la band israeliana arriva al secondo album. Ma c'è poco di cui gioire, il minestrone è servito: attitudine alla Manowar (o alla M5S, con il titolo "We Are The People"), orrido cattivo gusto (il capezzolo aguzzo della tipa in copertina) e una produzione molto pompata fanno da cornice alla voglia di spaccare tutto e non riuscire a concludere nulla. Non ci siamo con i riff, assolutamente anonimi, che potrebbero provenire da qualsiasi band speed/thrash alle prime armi, con qualche influenza di death melodico. I cori hardcore sono ancora più alieni al contesto, se la batteria è un autentico martello pneumatico rovente e va sparata a mille chilometri orari, cercando di avvicinarsi alla violenza del death metal. Anche il cantato è molto estremo, uno scream acido che però varia troppo poco e risulta spesso fastidioso. Una sorta di D.R.I. con velocità e peso specifico aumentati del triplo, con assoli a fiumi e un basso da attacco epilettico a dettare legge. Notiamo evidenti difficoltà ad assemblare qualcosa di concreto, soprattutto nella traccia che dà il nome al disco.
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