SILENT SCYTHE: SUFFER IN SILENCE
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12/06/2004Album di debuto per i Silent Scythe, che dalle gelide lande nord europee provano a diffondere il loro verbo influenzato tanto dal melodic death di quelle parti, quanto dal metal più classico di matrice prevalentemente inglese. Così, nel corso dell'ascolto, è possibile passare da brani che richiamano i lavori di At The Gates o In Flames ("Longing For Sorrow" o "Suffer In Silence"), ad altri dominati da atmosfere più debitrici del classic metal ("Backstabber", in cui spiccano solos molto maideniani). I sette pezzi che compongono questo debut (scusate se tralascio l'intro) delineano un quadro in generale positivo, ma in cui troppe volte affiora una sensazione di già sentito: per trovare le buone idee (che comunque non mancano) bisogna dunque scremare un po' tutto il lavoro, salvando qua e là gli spunti meritevoli e tralasciando il resto. La title track, ad esempio, con una struttura ritmica che ricorda troppo da vicino gli ultimi lavori dei Soilwork, è forse una delle composizioni più deludenti, per via soprattutto di un refrain tiepido e incapace di suscitare la benchè minima emozione. Molto meglio "One World Disorder", dove le linee vocali di Eriksson sono intriganti e ben supportate da un gran lavoro delle due chitarre, o la più dinamica "To Each Is Own", un'assalto acido che però non disdegna momenti meno aggressivi, come accade nella parte finale del brano stesso, dove entrano in gioco le chitarre acustiche e con esse i toni si fanno più pacati. Chiude l'album "Feather", una discreta folk ballad registrata live durante una drinking session (!) che mostra l'anima più riflessiva della band e pone la parola "Fine" su un lavoro sufficiente (e nulla più), ma di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno.
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