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SEBASTIEN: Tears Of White Roses

data

09/11/2010
85


Genere: Power Metal
Etichetta: Escape
Distro: Frontiers
Anno: 2010

Roland Grapow produce il lavoro di questi simpatici ragazzotti cechi. Non solo. Infarcisce di ospiti quasi tutte le composizioni rendendo molto curioso l'ascoltatore sia per quel che riguarda l'operato tecnico dello stesso Roland dietro il mixer, sia per il risultato che ne potrà scaturire. I Sebastien ci propongono un inusuale power metal, melodico, raramente tirato, quasi mai scontato. Già, il fattore mai scontato è una rarità nel genere, ma sono i vari ospiti che rendono differente ogni brano (gustatevi la lunga lista nella parte line-up qui sopra), la qualità eccellente degli esecutori e la brillante produzione fanno innalzare di un gradino quest'opera rispetto alle uscite di quest'anno. Ovviamente la parte basilare è la qualità dei brani, anche qui non si cade, anzi. Ogni canzone è una storia a sé, ogni parte ed intenzione si distacca da quella precedente e ci si fa ammaliare dalle splendide melodie delle strofe, dai riff ben studiati e dai soli raramente artefatti. E' arduo fare sillogismi validi con altre band, forse Royal Hunt misto a Helloween era Deris, ma ogni pezzo ascoltato fa cambiare idea ogni volta. E' ovvio che tracce inevitabili di Masterplan si scorgono spesso. Esempi di quanto sopra sono l'intrigante e di gran presa “Phoenix Rising“, così come i lirismi profusi nella titletrack che vede l'apporto di Mike Di Meo. Su “Dorian“ troviamo Fabio Lione che sveste dell'aria epica e ci regala una prestazione superba. Altro esempio è la tirata a due casse “Voices In Your Heart“ dove la melodia e l'assolo di Grapow fanno dimenticare che siamo a 200km/h! Anche le orchestrazioni sono pregevoli, non solo blandi tappeti, ma immerse appieno nel contesto. Si chiude con "Black Rose", suddivisa in due capitoli, il primo composto da una dolce chitarra classica e voce (con l'aiuto di Doogie White), che sfocia poi nella seconda parte in una potente quanto atipica ballad che vede protagonista Amanda Sommerville che ci regala una splendida prestazione. Un plauso speciale va al cantante "ufficiale" George Rain che si miscela alla perfezione con ogni star con cui divide il microfono, e ci dona comunque una grande prestazione. Un prodotto di tutto rispetto, una sorta di Metal Opera originale un po' in tutto, testi compresi. Standing ovation d'obbligo per il riccioluto Grapow per la qualità profusa nella produzione e nei suoni, e alla band per i brani e la tecnica offertaci.

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