SACRED STEEL: WARGODS OF METAL
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23/05/2006Acciaio sacro, dèi guerrieri del metallo, montagne di cadaveri mutilati e trionfi eroici sullo sfondo di divinità assetate di sangue. Basterebbe questo, per molti poveri cuori senza fede, a gettare nel dimenticatoio un disco come "Wargods Of Metal", secondo lavoro della band più controcorrente della scena heavy metal attuale: ed è un bene, perchè non è nelle intenzioni di Mutz e soci farsi apprezzare da chi non campa di heavy metal notte e dì, 24 ore su 24. Parlare di power metal per i Sacred Steel equivale a risalire alle radici più profonde e arcane di questo genere: i nostri ignorano che in quest'epoca di menzogne la definizione venga affibbiata a immeritevoli autori di edulcorato heavy metal da classifica, e rimangono fedeli alla linea tracciata in passato dagli US heroes Omen, Helstar e Jag Panzer. Una band devota al sound americano al 100%? Sì, senza dubbio, ma la "tedescheria" si sente eccome, soprattutto nella sezione ritmica, inarrestabile e monolitica come l'incedere di una torre da guerra, in forte contrasto con le taglienti chitarre della coppia Grosshans/Knittel, autori di una prestazione maiuscola in sede ritmica e convincente in fase solistica (nonchè grandemente aiutata dalla produzione di Bill Metoyer, l'unico e vero US metal producer della storia). Per parlare della voce di Gerrit Mutz si dovrebbe aprire un autentico affaire: discusso spesso ben oltre il lecito, questo singer adotta un timbro completamente personale, lamentoso e nasale, una sorta di ibrido tra Mark Shelton e James Rivera (seppur in questo giovane disco ancora molto immaturo e criticabile). Da amare o da odiare, oppure da tollerare in virtù della grande musica di una band già grandiosa seppur non al pieno delle proprie possibilità. Ossessionati dai numi tutelari già citati, i Sacred Steel in questo disco tributano una serie di omaggi che nel complesso definiscono la personalità della band (all'epoca ancora ben lontana dalle influenze estreme che ne hanno reso tanto particolare il sound al giorno d'oggi). Carenza di personalità? Forse, ma la ricetta della band è già talmente singolare e "against the tide" che è impossibile non notarla e, se si è cresciuti con un certo tipo di sound nelle orecchie, amarla: perchè la realtà è che "Wargods Of Metal" è una grandiosa collezione di heavy metal anthems uno più efficace dell'altro, dalla brutale "Army Of Metalheads" all'epicissima "Carnage Rules The Fields Of Death", passando per l'omeniana "Crusaders Of The Metal Blade" e la corale "Heavy Metal To The End", degna conclusione di un disco che ignora buon gusto e pietà. Questa è anche l'occasione in cui i Sacred Steel giocano per l'ultima volta le loro carte di "tribute band" (in senso buono, s'intende), prima di imboccare la loro vera strada... Se poi aggiungiamo la favolosa cover dell'immortale "Battle Cry", non c'è bisogno di aggiungere che questo è un disco-simbolo della resurrezione dell'heavy metal in un'epoca assai poco consona a gloria, acciaio e onore.
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