SACRED STEEL: CARNAGE VICTORY
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10/11/2009Ormai sono quasi otto anni che mi occupo di recensioni metalliche, e, solamente una volta, nel lontano 2002, mi capitò di dare il voto più infamante che si possa dare ad un disco, lo 0/100. Certo, in quell'occasione fui molto influenzato dal mio editore dell'epoca, ma il mio personalissimo voto, in quel momento storico, non si allontanava molto da quello 0 che poi è finito sulle pagine di quella gloriosa rivista che fu Metal Force. Il disco in questione era 'Slaughter Profecy', quarta release sulla lunga durata per i tedeschi Sacred Steel. Bene, gli anni sono passati, ed è giunto il tempo per me di farmi perdonare per quel giudizio fin troppo estremo (risentendolo oggi, con molta esperienza in più sulle spalle, quel disco direi che si può valutare in un 50/100, perchè comunque assolutamente non si tratta di una album degno di una sufficienza), perchè il nuovo album della band, 'Carnage Victory', riscatta in pieno l'immagine decisamente negativa per la band di Gerrit Mutz che negli anni è rimasta nella mia memoria, anche dopo bei lavori come 'Iron Blessing' ed 'Hammer Of Destruction'. Carnage Victory è un gran bel disco, potente quando serve ed epicamente evocativo, pieno di sferragliate thrashy e di ritmiche US power, ad alternarsi a squisiti intrecci chitarristici e chorus avvincenti che fanno tanto Mercyful Fate (non l'ho letto da nessuna parte, quindi prendete la cosa con le pinze, ma credo proprio che la seconda song, "Don't Break The Oath", già dal titolo lo si capisce, sia una vera e propria dichiarazione d'amore per la band danese). Particolarmente degni di lode sono le due asce del combo, Jens Sonnenberg e Jonas Khalil, che, lungo tutta la lunghezza dell'album, costruiscono un solidissimo muro per elevare all'ennesima potenza il cantato straziato ed incisivo del singer Mutz, oggi più ricco di personalità e meno scimmiottante King Diamond rispetto al passato. Undici canzoni tutte ben scritte e ben prodotte, per un songwriting, oggi più che mai maturo, che non stanca mai per gli oltre 50 minuti di durata dell'album. Davvero un bel disco per la band tedesca.
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