TESLA: Shock
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01/04/2019No, dai. Mi sono sempre piaciuti i Tesla, ma questo cosa sarebbe? Va bene che io sono una nostalgica integralista e che sono rimasta a “Love Song”, ma che noia. Sempre bella la voce di Jeff Keith, sempre tagliente, energica, sexy; sempre bravi tutti, però se non lo sentissi cantare avrei dei dubbi sugli esecutori del disco. La produzione è di Phil Collen, il tartarugato chitarrista dei Def Leppard, amici storici dei Tesla. Per quanto io possa essere fan dei Leppard da un millennio, credo che Collen abbia esagerato, snaturando il sound dei padroni di casa dirigendolo decisamente troppo verso le sonorità della band di Sheffield. Ascoltate le chitarre di “You Won’t Take Me Alive”, o i cori di “Taste Like” e ditemi se non è così. Proprio le chitarre sono la nota incriminata di questa release. Mi sembra un tripudio di ego Colleniano imposto a una band che non se lo meritava proprio. E ‘sti cori quando mai si sono sentiti dai Tesla? Ma no, dai. Mi armo di pazienza, che notoriamente non ho, e vado avanti in cerca di uno scossone che mi faccia cambiare idea. E subito mi viene da dire: Collen, ma non te lo ricordi che il riff che hai piazzato all’inizio di “Love Is a Fire” lo avevate già usato per “When Love And Hate Collide”? Tra “California Summer Song” e “Like A Rolling Stone” ci passa proprio poco, e di nuovi quei cori... “The Mission” potrebbe essere il mio pezzo preferito, ma leverei il ritornello di netto; poi arriva “Tied To The Tracks” e il verso “I come alive when I reach for the sky” vince l’Oscar 2019 come miglior cliché (lotta dura, ha sbaragliato decine di ottimi altri concorrenti). Il resto dei brani non fa che confermare quanto già penso dall’inizio: senza infamia e senza lode, troppo Def Leppard, troppa ricerca di perfezione che fa diventare tutto di plastica incolore. E poco divertente. Dubito che riascolterò questo disco una seconda volta; però se i Tesla rimpiazzassero i Whitesnake nel tour italiano dei Leppard ne sarei lo stesso felice. Sperando che facessero “Love Song”, che vado subito a riascoltarmi per ripagarmi da questo trascurabile, sprecato 'Shock'.
A cura di Anastasia Romanoff
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