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ROTTING CHRIST: Kata Ton Daimona Eaytoy

data

14/03/2013
78


Genere: Dark Black Metal
Etichetta: Season Of Mist
Distro:
Anno: 2013

Venticinque anni di carriera e non sentirli, sempre fieri del loro percorso musicale, delle loro tradizioni, ma anche aperti al fascino arcaico di culture lontane e tanto altro ancora. Così si presentano i Rotting Christ all’appuntamento con il loro undicesimo full-length, con la personalità e la perseveranza di chi ha tenuto alta la bandiera ellenica del metal estremo quando la parola black metal era sinonimo di Scandinavia. Poi il grande salto con la Century Media che, forte dei successi commerciali di Tiamat, Moonspell e The Gathering, spingeva i Nostri verso sonorità più gothic oriented e melodiche, evidenti soprattutto nell'acclamato 'A Dead Poem'. Ciò nonostante il marchio di fabbrica Rotting Christ impresso da Sakis è rimasto sempre ben chiaro, ed una volta archiviato il contratto con l’etichetta tedesca a favore della francese Season Of Mist, la devozione verso un black metal a tinte dark, impregnato di oscuri presagi, riemerge prepotente ed aggressiva nell’ottimo 'Theogonia' e nel successivo 'Aealo'. Ora è il turno di 'Kata Ton Daimona Eaytoy' dal greco 'Fai ciò che vuoi', titolo esemplificativo dell’attuale stato compositivo della band che, messe da parte storia e tradizione ellenica, si lascia andare alla scoperta delle più disparate culture, prendendo ispirazione dalle antiche premonizioni Maya ed Inca, fino allo Zoroastrismo dell’antica Persia, poesie Sumere, riti voodoo e tanto altro ancora. Il risultato finale è notevole, con qualche momento di poco conto che ci può stare considerando la quantità di materiale esplorato. L’opener "In Yumen - Xibalba" è un’imponente descrizione del Luogo della paura, l’oltretomba governato dagli spiriti dei morti nella mitologia Maya. Seguono altre nove tracce che alternano aggressività e velocità a soluzioni più lente ed oscure, al limite del rituale. Ci sono i brani tipicamente Rotting Christ come "P'unchaw Kachun - Tuta Kachun" e "Grandis Spiritus Diavolos", passando per la tribale "Ahura Mazda - Aŋra Mainiuu", mentre in "Cine Iubeşte şi Lasă", una canzone popolare rumena si trasforma in un blocco di metallo pesantissimo e di grande impatto che segna uno dei momenti migliori dell’album. Da segnalare l’ottima e solenne "Welcome To Hel", con una "l"(elle), bonus track per le versioni digipak e vinile.

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