KANSAS: The Prelude Implicit
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21/10/2016Abbiamo atteso ben 16 anni prima di poter riascoltare del nuovo materiale, solo per questo l’uscita del nuovo album dei Kansas è da classificare come l’evento musicale dell’anno. Si presentano con una formazione rinnovata, grazie all’innesto di David Manion (tastiere) e di Ronnie Platt (voce), chiamato a sostituire con ottimi risultati quel monumento di Steve Walsh: Platt ha un’impostazione vocale simile a quella di John Elefante, ma stavolta siamo lontani dalle seduzioni AOR. La defezione di Walsh è sicuramente dolorosa, la voce storica dei Kansas si è oramai ritirata dalla scene, ma lo stile del gruppo non ne risente, anzi, nuovamente confermano la propria capacità di essere un passo davanti a tutti. Immerso in un mare magnum di melodia, come da tradizione, ‘The Prelude Implict’ è l’album che aspettavamo, progressivo nelle sue radici, ma con delle sonorità che svecchiano e rilanciano il gruppo di Topeka in una dimensione musicale attuale; i brani sono costantemente fruibili all’ascolto, sostenuti da un gusto compositivo che sembra non volere scemare dopo oltre 40 anni di carriera ad altissimi livelli. È un piacere avventurarsi nei meandri di questo album, profondamente romantico negli arrangiamenti con ampio spazio riservato al violino di Ragsdale; da "With This Heart" in poi è un susseguirsi di emozioni, di nuovi classici come "Rhythm In The Spirit", la suite "The Voyage Of Eight Eighteen" e la dolce ballata "Refugee": la nuova "Dust In The Wind"?
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