RAGING SPEEDHORN: HOW THE GREAT HAVE FALLEN
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29/05/2005Massacro. E sarebbe sufficiente descriverlo così, il nuovo lavoro dei teppisti inglesi Raging Speedhorn, un manipolo di hooligans sporchi e sudati cui basta una strumentazione ridotta all’osso per ledere seriamente al deretano altrui. Sempre poco considerati qui in Italia (ricordo la clamorosa e pressochè deserta performance al Magic Bus di Marcon), la band arriva al terzo traguardo discografico non senza difficoltà di percorso tra cui la perdita di uno dei fondatori, il chitarrista Tony Loughlin, rimpiazzato in modo eccellente da Jaye Thompson degli ottimi Defenestration, per chi se li ricorda. Dicevamo di “How The Great Have Fallen”; paragonabile a una rissa da vicolo retrostante pub in tarda nottata (completamente ubriachi, of course), il disco è una mazzata sulle gengive di rara efficacia. Lo stile della band lo conoscete tutti, un heavy-sludge-hardcore bastardo all’inverosimile, triturante, sporco e con le chitarre motosega più dolorose che ci siano in giro, e a questo punto sarebbe anche inutile snocciolare un track by track o anche solo fare delle menzioni particolari; del resto, quando vi stanno prendendo a calci nei fianchi non fate caso a che tipo di calzatura vi abbia colpito. Con questo lavoro la band di Corby sfiora il capolavoro assoluto (e già il precedente “We Will Be Dead Tomorrow” aveva molto da dire in questo senso); un ensemble che non supportare sarebbe un crimine, soprattutto in un periodo come questo dove i dischi fotocopia sbiadita sono all’ordine del giorno.
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